“Urge passare da una politica che prende atto del problema, ad una politica che affronti il problema.” A dirlo è il segretario regionale Cgil Abruzzo Molise Franco Spina, a fronte dei dati sulle morti bianche racchiuse nell’ultimo rapporto Inail aggiornato al 31 luglio 2019. “La mancanza di integrazione tra Inail, Asl e Ispettorato del lavoro, la mancanza di una banca dati unica sugli infortuni e sui controlli, la carenza spesso di personale dedicato nello specifico, confermano da parte del legislatore, una sottovalutazione delle cose che servirebbero per affrontare seriamente il fenomeno”, dice il sindacalista che chiede di affrontare il tema dei diritti e delle tutele sotto ogni aspetto.
Ecco la nota completa:
Nonostante i soliti impegni istituzionali, si continua a morire di lavoro Quando si parla di criticità legate al mondo del lavoro, subito saltano all’occhio i dati relativi al fenomeno della disoccupazione. Spesso, però, passa in secondo piano un’altra grave piaga che affligge il nostro Paese, le cosiddette “morti bianche”, cioè tutti quegli uomini e quelle donne che hanno perso la vita sul posto di lavoro. A tal proposito, se prendiamo come punto di riferimento solo le cifre degli ultimi 10 anni, parliamo di un dato di ben 17 mila vittime, un vero e proprio bollettino di guerra. Siamo quindi in presenza di una strage quasi quotidiana e non di semplici fatalità, in quanto, nonostante i numerosi cambiamenti legislativi intercorsi nel tempo, oggi si muore di lavoro ancora come negli anni 50’ e 60’. Questa quantità enorme di morti e l’eccessivo numero degli infortuni sul lavoro, sono la realtà di un Paese che sta lentamente scivolando a ritroso sulla prevenzione e la tutela di un pezzo di società, quella società che contribuisce ogni giorno a mantenere e far crescere il sistema Italia. Il rapporto INAIL aggiornato al 31 luglio 2019 fotografa ancora una volta una situazione inaccettabile sul tema. In generale, risulta un lieve calo delle denunce di infortuni presentate tra gennaio e luglio (appena 62 in meno) con il dato che è passato da 378.733 del 2018 a 378.671 del 2019, a parità di periodo. Nonostante ciò, preoccupa l’aumento delle morti sul lavoro che crescono con un +2%, passando da 587 a 599 unità. Critica è anche la suddivisione degli eventi infortunistici per classe di età, crescono sensibilmente nella fascia di età tra i 20 e 34 anni (19 casi in più) e tra i 45 e i 54 anni (43 casi in più), con i settori più interessati che sono quelli dell’industria e dei servizi. Purtroppo il dato ad agosto ha visto un ulteriore impennata degli infortuni ed in particolar modo di quelli mortali; infatti su 416.984 infortuni denunciati, di cui 353.316 sul posto di lavoro e 63.578 in itinere, ben 685 risultano essere mortali. Da un’analisi dell’osservatorio indipendente sugli infortuni, ad ottobre il dato su quelli mortali sarebbe già oltre quota 700. Una vera e propria emergenza nazionale che si diffonde su tutti i territori regionali anche se in misura differente. Per macro area, al Nord spetta il triste primato con ben 255.128 infortuni totali, al Centro si registrano 80.554 eventi, al Sud 54.479 e nelle isole sono stati 26.733 gli infortuni denunciati. Non va molto meglio nelle regioni Abruzzo e Molise dove i dati si attestano, se pur con qualche eccezione, con quelli medi di riferimento. Ma una cosa è certa, non possiamo continuare solo a fare l’elenco degli eventi e prendere atto che qualcosa non funziona. Urge passare da una politica che prende atto del problema, ad una politica che affronti il problema. Tanti Governi si sono alternati e tante sono state le promesse avanzate ad ogni evento luttuoso, ma molto poco si è fatto. Anzi, spesso si è determinato un indebolimento del sistema dei controlli con riforme e rimodulazione del servizio ispettivo che non hanno certo prodotto avanzamenti sul tema.
La mancanza di integrazione tra Inail, Asl e Ispettorato del lavoro, la mancanza di una banca dati unica sugli infortuni e sui controlli, la carenza spesso di personale dedicato nello specifico, confermano da parte del legislatore, una sottovalutazione delle cose che servirebbero per affrontare seriamente il fenomeno. Così come sul fronte della prevenzione e della formazione , servono interventi strutturali ampi e in grado di sostenere il faticoso processo di conoscenza e dell’utile processo di prevenzione dei rischi di infortunio, premiando e rafforzando i processi virtuosi nelle aziende che correttamente applicano le norme e fanno prevenzione, contrastando di contro, quelle che ritengono la sicurezza solo un costo in più da abbattere per una sempre più concorrenza al ribasso. In più circostanze abbiamo evidenziato la necessità di sottoscrivere con le due Regioni (Abruzzo e Molise), un protocollo che riguardi la legalità e la sicurezza negli appalti pubblici. Anche con tale strumento si affrontano le tematiche della qualità del lavoro e dei diritti dei lavoratori e, nel contempo, della difesa delle aziende che applicano correttamente le norme dei CCNL e le norme sulla tutela e sicurezza dei lavoratori. Occorre una chiara e netta volontà di tutti, che trasformi gli impegni assunti in questi giorni in azione quotidiana non solo per applicare correttamente le leggi esistenti in materia, ma per affermare una politica seria che combatta il precariato sempre più diffuso, il lavoro nero e le tante forme di sfruttamento dei lavoratori sia extra comunitari che italiani. Per ridisegnare nuove regole nel mondo del lavoro, come noto, la CGIL ha presentato da ormai 3 anni una proposta di legge di iniziativa popolare denominata “Carta dei diritti dei lavoratori”. Il tema dei diritti e delle tutele va affrontato sotto ogni aspetto, rimettendo al centro la persona, il lavoro e i suoi diritti. Ci auguriamo una rapida discussione della stessa, così come di tutti i provvedimenti promossi dalle organizzazioni sindacali in questi anni, evitando in tal modo solo sterili e poco utili commenti di circostanza.
Franco Spina, segretario regionale Cgil Abruzzo Molise