“Auspichiamo la partecipazione responsabile di tutti i cittadini cattolici alle elezioni, fondata sull’attenta valutazione di persone e programmi” . Così scrive il Cardinale Matteo Zuppi presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Ed ha ragione .Il voto del 25 settembre chiama a un risveglio delle forze sane del Paese, spesso soffocate dalla politica. Per questo questa piccola rubrica, (prima di tornare alle vicende locali), in questa settimana proporrà alcune riflessioni sulla campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre per leggere questo momento della nostra vita politica e agire in modo coerente per la costruzione e la cura del bene comune, nella consapevolezza che per affrontare le sfide del cambiamento climatico, delle nuove e vecchie povertà, della diseguaglianza, dello sviluppo, della legalità, occorre un approccio globale e integrato.
Nel mezzo di queste sfide si avverte il rischio che i partiti politici si allontanino ancora di più dalla concretezza della vita e dei problemi delle persone, delle comunità e del Paese. Una perdita di contatto che rischierebbe di far deragliare la comunicazione politica, strumentalizzando quegli stessi problemi per semplici fini di propaganda e di polemica elettorale, presentando visioni e soluzioni semplificate di problemi necessariamente complessi. Nutrire la campagna elettorale con promesse tanto altisonanti quanto impossibili da mantenere significherebbe alimentare la delusione degli elettori e, dunque, provocare una ulteriore disaffezione di molti cittadini dalla partecipazione alla vita pubblica e alla cura del bene comune. La forte instabilità politica che da molti anni va avanti nel nostro Paese, la continua disgregazione e riaggregazione delle forze politiche, il rapido consumarsi delle leadership e delle alleanze hanno creato disorientamento nei cittadini e indebolito la capacità delle nostre istituzioni politiche di attuare riforme necessarie e giuste; riforme complesse ma non più procrastinabili, nel campo del lavoro, della giustizia, della amministrazione pubblica, del fisco, della concorrenza; riforme la cui mancata attuazione grava come un macigno sulle opportunità di crescita inclusiva del Paese.
Molte famiglie italiane soffrono di una crescente povertà che è frutto di un declino economico che dura da quasi vent’anni, di un deterioramento nelle condizioni di lavoro e di diseguaglianze sempre più ampie nella distribuzione del reddito, della ricchezza e delle opportunità: le diseguaglianze vecchie e nuove che sono state aggravate dalla pandemia e dalla crisi economica danno luogo ad ampi fenomeni di povertà educativa, sanitaria ed energetica che finisce per concentrarsi nelle stesse fasce di famiglie e di popolazione. Esse chiedono, adesso e nei prossimi anni, uno sforzo di solidarietà e di innovazione, a partire dai territori più svantaggiati e nei quali il peso delle mafie e della illegalità si fa sentire, subdolamente, più forte. Gli equilibri internazionali ulteriormente alterati dalla guerra di aggressione contro l’Ucraina richiedono maturità, credibilità e condivisione di intenti delle democrazie europee, per costruire un clima di relazioni internazionali improntato alla pace, alla cooperazione, al rispetto dei diritti fondamentali dei popoli e alla lotta contro il cambiamento climatico. Per questo, occorre dire con chiarezza che la dimensione europea rappresenta oggi l’unica prospettiva possibile di libertà, prosperità e autonomia per il nostro Paese in un contesto globale divenuto oggi più complesso e conflittuale.
E’ fondamentale, per il nostro Paese, un impegno educativo, culturale e formativo profondo e costante che punti a rigenerare il rapporto dei cittadini con la politica, restituendo a tutti e, in particolare, alle giovani generazioni il senso, il gusto e la passione per la costruzione e la cura del bene comune. Serve un colpo d’ala, un risveglio collettivo di quelle forze sane del Paese che, in questi anni, alla politica hanno preferito l’impegno civile e sociale, ma che rischiano di rimanere soffocate o abbandonate da una politica che non le riconosce e che, spesso, le strumentalizza. Ci sono tante persone (soprattutto giovani) e gruppi che, pur nella fatica, cercano di agire e pensare bene, trovare soluzioni adatte al nostro tempo, immaginare il mondo che non c’è. Persone capaci di far emergere il bello e il buono che c’è e che potrebbe essere costruito. È importante che escano allo scoperto, che prendano la parola, per indicare strade, proporre uno stile diverso, non aggressivo, collaborativo, e soprattutto per tornare a valorizzare le competenze, le esperienze, la capacità di ascolto dei territori e delle comunità. Per questo, è fondamentale una partecipazione ampia e responsabile di tutti i cittadini al voto, una partecipazione che sia fondata sull’attenta valutazione della qualità e affidabilità delle persone e dei programmi.