La presunzione d’innocenza è un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, vale a dire, sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte Suprema di Cassazione. La presunzione d’innocenza è sancita nella Costituzione Italiana, nell’articolo 27, comma 2, che recita testualmente: “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

Questa regola è meglio precisata nell’art. 6, comma 2, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in base alla quale: “ogni persona accusata di un reato è presunta innocente sino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente accertata”.

Sulla base di questo principio, l’onere di provare la reità dell’imputato incombe sulla pubblica accusa, mentre alla difesa spetta il compito di provare l’esistenza di fatti favorevoli all’imputato.

Le prime affermazioni sulla necessità dell’introduzione, nel sistema processuale penale, della presunzione d’innocenza, risalgono al 1764, e sono contenute nelle opere di Pietro Verri e Cesare Beccaria. La presunzione d’innocenza come regola di giudizio, nasce negli ordinamenti di tradizione anglosassone, nei quali la libertà personale dell’imputato è stata sempre così ben tutelata. In Italia fu grazie alla Costituzione che la presunzione d’innocenza venne elevata a principio cardine del nostro ordinamento.

Il legislatore ha la facoltà di introdurre, nel nostro ordinamento, delle ipotesi circoscritte di misure cautelari automatiche, che esulano la soddisfazione della semplice esigenza cautelare, perché vanno a colpire reati di particolare gravità. Ipotesi del genere sono state introdotte, ad esempio, nel campo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, e per le ipotesi di carcere duro previsto dalla legge del 1975 sull’ordinamento penitenziario.

PERO’

allorquando un giornale crea e getta il mostro in prima pagina, incurante delle conseguenze, esercita il diritto di cronaca o induce al suicidio ovvero commette un omicidio volontario? Chi poi fornisce notizie, magari previo compenso, a giornalisti come può essere definito? Collaboratore  di cronaca e stampa o complice di un disegno criminoso finalizzato alla distruzione di una persona?

Il Legislatore, ovvero la stessa Procura dalla quale trapelano le notizie, dovrebbero intervenire per condannare coloro che distruggono persone pur di vendere qualche copia della loro VERITA’ e questo per difendere semplicemente il secondo comma dell’art. 27 della Costituzione della Repubblica italiana:  «L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

In questo Paese esiste ancora la presunzione di innocenza?

Il diritto di informazione e/o di cronaca, semmai,  andrebbe esercitato solo dopo una condanna definitiva.

Ce lo chiediamo da ieri in merito alla vicenda che ha colpito da Dirigente del Miur Giovanna Boda  che si è gettata dalla finestra dello studio del suo avvocato dopo essere stata Indagata dalla procura di Roma  in una indagine relativa a presunte tangenti per affidamenti di appalti da parte del ministero.

Il mondo della scuola – anche mediante i social – si è subito mobilitato con decine di migliaia di messaggi di dirigenti scolastici che, conoscendo Giovanna Boda, escludono che possa essere una persona corrotta. Nonostante Giovanna fosse a conoscenza della stima di tutto il mondo della scuola, non ha retto e ha tentato il suicidio tenendo tutti con il fiato sospeso.

Giovanna è viva; in gravi condizioni, ma è viva; si riprenderà e avrà modo di dimostrare la sua innocenza. E io sono dalla sua parte. Vicino a Lei.

Una persona come la Boda decisa e gentile, che abbiamo conosciuto in Abruzzo  nel 2011 come direttrice dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo, dove aveva già operato dopo il terremoto del 2009 per la ripresa dell’attività didattica nella zona del cratere sismico. Una persona come la Boda  e le sue battaglie contro il bullismo nelle scuole. Una persona come la Boda  preparata ,  esperta, che dal niente ha inventato e fatto grande il progetto della “nave della legalità”.  Una persona come la Boda competente, aggiornata  che abbiamo visto tra le rovine delle scuole colpite nel 2016 dal terremoto. Una persona come la Boda presente, gentile, generosa, disponibile, che abbiamo visto sempre in prima fila con i ragazzi portatori di handicap. Una persona come la Boda  elegante, compita, premurosa, carina, che ha voluto e sostenuto la notte bianca a Roma. Una persona come la Boda che abbiamo conosciuto   timorosa  e in  soggezione al Premio Borsellino,  in prima fila nelle giornate della memoria e delle vittime di mafia, affettuosa con Sami Modiano e Maria Falcone  abbracciata a a Don Ciotti,  a fronte alta con Gabrielli e De Raho, e nel contempo dolcissima con gli studenti e tutto il mondo della scuola che amava.  Una ragazza come Giovanna Boda che compie un gesto di follia in un attimo di disperazione.  Una persona come la Boda ammirata per  le sue capacità indiscutibili. Una persona come la Boda che inevitabilmente  per tutto questo era anche odiata. Una persona come la Boda stimata da tutti va sostenuta. Una persona sensibile come Giovanna Boda che difende i più deboli, che è pronta a intervenire per tutelare i minori e per combattere illegalità e ingiustizie, che viene inviata dal Ministro in Calabria per ripristinare la legalità, che è stata insignita di tutte le onorificenze possibili, non può essere una persona corrotta. Incastrata semmai da chi la voleva distruggere. In questo Paese basta un articolo di giornale, magari anche una lettera anonima, a volta anche il consenso di persone  malvage, per distruggere le persone.  E se proprio la ndrangheta calabrese avesse avuto interesse a eliminare che stava lavorando per i presìdì di legalità in Calabria ? E se dietro le lettere che la accusavano ci fossero interessi nascosti per fermare chi come Don Milani, crede nella scuola come unica arma per fermare le mafie ? Ovviamente io non conosco la verità. Altri sono chiamati a scoprirla. Ma umanamente abbraccio Giovanna Boda.

Personalmente, e penso di interpretare il pensiero di tanti, non  credo all’accusa. Sono più propenso a pensare a un complotto o a un disegno criminoso per distruggerla e impedirle di portare a termine la sua missione in Calabria, obiettivo peraltro già raggiunto perché ci vorranno mesi prima che si possa riprendere ammesso che ci si possa riprendere da una simile esperienza che lascerà segni per tutta la vita.

E’ facoltà del Ministro, in presenza di un procedimento penale, sospendere cautelativamente l’imputato. Può ma non deve. Ed è questo che chiediamo. E vi chiediamo. Scrivete al Ministro per chiedergli di sostenere Giovanna Boda: segreteria.ministro@istruzione.it La Boda non va sospesa, bensì sostenuta…fino a sentenza passata in giudicato.

Giovanna non mollare! Pensa a quell’angelo di soli cinque anni che ha bisogno della mamma; pensa a quanti ti vogliono bene e credono nella tua innocenza. Ti siamo tutti vicini e siamo pronti, qualora ce ne fosse bisogno, a testimoniare a tuo favore e a gridare ai quattro venti la tua innocenza. Ieri pomeriggio tutti i colleghi hanno pregato per te e le loro preghiere sono state ascoltate.

Forza Giovanna! Ti siamo vicini. Nei momenti di sconforto pensa a quanti ti vogliono bene e credono in te. Non dare soddisfazione a chi ha tentato di distruggerti o ha approfittato della tua fiducia.

Chi volesse inviare un messaggio di solidarietà o di attestazione di stima o una semplice preghiera alla Dr.ssa Boda può inviarla alla redazione di : info@dirigentiscuola.org.   

 

Leo Nodari