ATRI – Il 21 marzo 2019 è stato depositato in Regione questo progetto da parte del Consorzio Piomba-Fino (Qui c’è il link della pubblicazione con tutta la documentazione). “Siamo preoccupati per questa nuova minaccia: l’ampliamento prevede 2 nuovi lotti, di 360mila mc in totale (quadruplicando la volumetria dell’invaso attuale)”, dicono dal Comitato difesa ambiente Santa Lucia di Atri, “Eppure nel 2018, in una procedura di ampliamento ben più modesta (di 12mila mc), il nostro Comune era stato chiarissimo. Infatti ha espresso parere negativo a qualunque ampliamento. Anche la Asl si oppose per motivi igienico-sanitari. Dunque perché il Consorzio ritiene di poter agire senza tener conto delle intenzioni del nostro Comune, che è e resta responsabile per la salute pubblica, e per la programmazione del proprio territorio?”
Dal Comitato difesa ambiente Santa Lucia di Atri proseguono: “Il Consorzio è nato come una sociatà di Comuni e dovrebbe dare dei servizi alla comunità. Ma è così? Ad oggi possiamo affermare con sicurezza che è stato fonte inesauribile di debiti per i suoi Comuni. La cosa che non riusciamo a comprendere è perché da una parte si sia sempre prodigato con dovizia a richiedere la riapertura del sito dopo il sequestro 2006, a preparare progetti per gli ampliamenti (con bandi molto discutibili sulla convenienza per i Comuni soci) ma dall’altra parte ha dimostrato un’indolenza pericolosa riguardo il ripristino ambientale. Probabilmente non era una priorità: ritardi nelle comunicazioni e lassità dei tempi hanno assicurato la compromissione ambientale, ancora oggi causa di gravissimi danni per il territorio circostante”.
I componenti del comitato aggiungono che “L’inquinamento dell’acqua di falda è realtà da molti anni, e ha avvelenato i pozzi per l’irrigazione dei campi ad oggi inutilizzabili, generando un danno all’economia del territorio mai quantificato. Il Consorzio avrebbe dovuto monitorare e promuovere progetti di risanamento, al contrario si sono avvicendati CdA e tecnici che ritenevano più urgente discutere degli emolumenti che della grave situazione in cui versava la discarica”.
Nel frattempo due sentenze (l’ultima del 2011), e i verbali dell’ARTA accertavano il perdurare di sversamenti nell’ambiente, ma nessun ente si è assunto la responsabilità di interrompere la compromissione del luogo, promuovendo l’iter per la caratterizzazione e la bonifica fino al 2016.
“Una discarica vicina poche centinaia di metri da famiglie (oltre 20), in prossimità di una riserva naturale e soprattutto vicina ad aziende con produzioni agricole di alto pregio per il nostro territorio, minacciate quotidianamente dall’espansione della discarica”, evidenziano dal comitato, “Una discarica che il Consorzio promuove ancora nel 2019 come se fosse la sola strada per il territorio, restando agganciato alle logiche degli anni’80 e’90, senza aggiornarsi sulle pratiche migliori e senza fare davvero gli interessi dei Comuni e dei cittadini”.
Si ricorda che il Piano di Caratterizzazione (preliminare alla bonifica di siti inquinati) è stato approvato con 3 anni di ritardo e senza tener conto delle segnalazioni fatte dal Comitato che tra pochi giorni depositerà nuovi esposti e perizie agli enti interessati.
Il Comitato chiede le dimissioni immediate del direttore tecnico Frattura e del Commissario, la chiusura definitiva del Consorzio Piomba-Fino e l’appoggio di tutta la cittadinanza per scongiurare questa riapertura. “A breve”, concludono dal comitato, “inizieremo una raccolta firme per promuovere la chiusura definitiva dell’invaso e chiedere ai comuni del consorzio di indire una borsa di studio per tesi di laurea riguardo il ripristino di un area cosi complessa come quella del calanco di Santa Lucia”.