TERAMO – Quando nel giugno 2017, insieme ad alcuni colleghi consiglieri e ad alcuni amici, abbiamo dato voce alla richiesta dei nostri concittadini di un qualcosa di nuovo, capace di dare risposte concrete a quelle istanze che troppe volte erano rimaste inascoltate da parte di chi amministrava, siamo ripartiti dal basso.
Abbiamo dato un senso a quel civismo democratico che doveva essere il perno di un’azione di rilancio della nostra Teramo, duramente provata dalle calamità naturali che avevano colpito il nostro territorio, e da scelte messe in campo da una classe dirigente che aveva anteposto interessi personali al perseguimento del bene collettivo. Civismo, inteso come nobiltà di sentimenti civili, alto senso dei propri doveri di cittadino e di concittadino, che spinge a trascurare o sacrificare il benessere proprio per l’utilità comune.
Lo abbiamo fatto partendo non da una posizione antitetica, di opposizione, quanto piuttosto in un’ottica di collaborazione con quanti condividessero i nostri principi e i nostri obiettivi.
Oggi, di fronte alle tante sfide che abbiamo davanti, alla complessità della fase che vive la nostra amata Teramo, alle scelte coraggiose che dovranno essere prese, sentiamo il dovere di confrontarci con quanti condividono le nostre preoccupazioni.
Del resto abbiamo davanti a noi sfide impegnative per la rinascita del nostro territorio e per far si che si riaffermi la centralità di Teramo capoluogo della nostra Provincia, come volano per tutto il territorio: dalla Vibrata alla vallata del Fino, dalla costa alla nostra amata e martoriata montagna.
Una ricostruzione che stenta a ripartire e che ad oggi rappresenta la più grande emergenza e quindi la nostra priorità di intervento e di azione; una ricostruzione che però non si può esaurire esclusivamente nell’obiettivo certamente centrale di far tornare i teramani nelle loro case, ma bensì deve acquisire una dimensione anche economica e sociale, per far sì che si torni ad investire sul nostro territorio, che i teramani tornino protagonisti del proprio futuro.
La tutela della salute dei nostri concittadini, che passa da una discussione franca sul nuovo ospedale. Su questo, ancora una volta voglio essere chiaro: non è un tema di contenitore, bensì di contenuto. È allora prioritario batterci insieme per far sì che Teramo abbia un ospedale di secondo livello, migliorando il servizio reso ai nostri concittadini, abbattendo le liste d’attesa e tutelando i professionisti che quotidianamente vivono il proprio lavoro come una missione. Solo dopo potremo concentrarci, senza campanilismi, sulla valutazione di quale sia il miglior sito per la nuova struttura.
Il contrasto all’allontanamento da Teramo di ulteriori presidi. Da anni continua il processo di svendita del nostro territorio, di cui la Camera di Commercio rappresenta solo un ultimo capitolo: ebbene non possiamo rassegnarci all’idea che Teramo diventi un grande paesotto, ma bensì dobbiamo rivendicare un ruolo di traino per tutta la Provincia. È proprio su questo campo che verrà misurata la nostra capacità di essere davvero capoluogo di Provincia: un fulcro, un centro nevralgico, capace con scelte lungimiranti, di contribuire e di essere volano per la ripresa di un territorio assai ampio e diversificato.
Ad altri lasciamo l’illusione che indebolire Teramo possa significare un qualche tipo di crescita per altri Comuni; a noi la consapevolezza di dover essere motore di spinta e di rilancio: una Teramo più forte significherà una Provincia più forte.
E quindi mi rivolgo a tutte le forze civiche e democratiche presenti dentro e fuori il Consiglio Comunale, a tutti i partiti che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi, per dare il via ad una nuova fase dell’azione politica e amministrativa del nostro Comune.
Un nuovo inizio, in cui tutti abbiano pari dignità e cittadinanza nella definizione dei percorsi e delle decisioni future.
Siamo sempre stati guidati dall’amore che nutriamo per la nostra Teramo; oggi, con la generosità politica che è stata per noi un elemento caratterizzante, ci apriamo con l’obiettivo di dare nuova linfa e nuovo slancio ad un’esperienza già di per sé elettrizzante ed entusiasmante, con la consapevolezza di non essere i soli ad avvertire la responsabilità che oggi deriva dal ruolo che siamo chiamati ad esercitare.