L’AQUILA – Quando la terra da madre si trasforma in matrigna, si prova una sensazione di annichilimento devastante. E’ quanto accaduto a L’Aquila nel 2009: il terremoto del 6 aprile provocò 309 morti e lasciò ferite profonde, frantumando e polverizzando il tessuto culturale ed economico di tutta la città. In occasione di un’esperienza così traumatica, affinché il tempo non resti bloccato nel momento in cui la scossa fermò le lancette dell’orologio, è necessario che la comunità colpita dagli eventi reagisca, manifestando la voglia di rinascere e di tornare agli antichi splendori.
E’ il concetto di “resilienza”, ossia la capacità di resistere agli urti senza spezzarsi, una qualità che consente di superare gli effetti a lungo termine di un trauma di natura psicologica. Proprio la resilienza è stata l’oggetto di una tavola rotonda organizzata dal CSI e ospitata venerdì pomeriggio nel capoluogo aquilano presso Palazzo Fibbioni.
L’evento rappresentava la settima e ultima tappa prevista dal calendario del progetto REACT1ON AQ promosso dall’ente di promozione sportiva arancio-blu e da altri partner locali nell’ambito del Programma RESTART del Comune dell’Aquila, con lo scopo di rilanciare – anche in chiave turistica – il patrimonio del capoluogo della nostra regione. Ampia la platea degli ospiti che ha presenziato al rendez-vous. I saluti istituzionali sono stati affidati a Vittorio Fabrizi (Assessore allo Sport Comune dell’Aquila), Enrico Melonio (Presidente del CSI L’Aquila), Angelo De Marcellis (Presidente del CSI Abruzzo) che ha precisato l’obiettivo della tavola rotonda: “Il CSI è spesso chiamato ad operare nei contesti post calamitosi: vorremmo aprire un dibattito che porti ad un riconoscimento ufficiale dello sport nei protocolli di intervento”.
Subito dopo si è aperta la discussione con gli interventi di quattro relatori: la prof.ssa Maria Giulia Vinciguerra (docente associata di Scienze e Tecnica delle Attività Motorie e Sportive dell’Università degli Studi dell’Aquila), il prof. Alessandro Rossi (docente ordinario di Psichiatria dell’Università degli Studi dell’Aquila), il prof. Nico Bortoletto (docente associato di Sociologia dello Sport dell’Università degli Studi di Teramo) e di Angela Tosoni (Funzionario del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale) che si è soffermata sull’esperienza aquilana: “Lo sport è stato un nostro alleato: dobbiamo attivare azioni concrete con realtà come il Centro Sportivo Italiano”. Anche le personalità accademiche hanno sottolineato quanto sia importante praticare uno sport nel superamento dei traumi.
Quando si tira un pallone, sia esso di calcio, di basket o di pallavolo, si “distrae” la mente, impedendole di pensare continuamente alle situazioni negative che affliggono la nostra vita. E nelle discipline di squadra gli effetti benefici sono ancor più amplificati: rincorrere un obiettivo comune in ambito sportivo stimola le persone a dare il meglio di loro stessi, favorisce la solidarietà tra compagni e offre spunti per socializzare e “fare comunità”. L’incontro è stato moderato dal giornalista Paolo Sinibaldi, mentre le conclusioni del dibattito sono state affidate a Fabrizio Pieri, coordinatore ciessino per il progetto React10n AQ.
La serata si è chiusa presso la Sala Ridotto del Teatro Comunale, dove si è tenuto uno spettacolo di danza, ginnastica ritmica e danza aerea intitolato “Danza in scena”. La coreografia è stata curata dal partner di progetto L’Etoile (società affiliata al CSI). Nel corso dello show è intervenuta anche la Campionessa Olimpionica di Ginnastica Ritmica Elisa Santoni: l’ex atleta e capitano della Nazionale Italiana ha portato la sua esperienza personale e sportiva, dai successi in pedana alla laurea in Scienze Motorie conseguita proprio a L’Aquila, fino all’attuale ruolo nel settore della Preparazione Olimpica nel CONI nazionale.
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