E’ verissimo che la sconfitta di Potenza sia stata immeritata, ma avesse il Teramo pareggiato, avremmo apprezzato soltanto la dedizione dei giocatori in campo, non certamente la prestazione, nata dal “primo non prenderle”, quindi in netta contrapposizione al calcio predicato e voluto da Bruno Tedino e dalla società. Potenza non ha fatto altro che aggravare l’attuale, impietosa legge dei numeri (in trasferta è stato conseguito appena 1 punto sui 15 disponibili, per di più a Rende, campo di conquista di tutti). Dopo 9 giornate la squadra non ha un’identità e che nessuno venga più a giustificarlo, perché il tempo è scaduto e non ci sono più scusanti da addurre! In qualsiasi altra piazza d’Italia, le colpe sarebbero state imputate soprattutto all’allenatore, ma non a Teramo, probabilmente (anche giustamente) per tutto quanto di buono e di convincente Bruno Tedino ha fatto altrove, anche a Palermo. Le sue qualità e capacità restano integre, ma il calcio insegna che anche un ottimo professionista può incappare in un’annata negativa, nata in un certo modo e sviluppatasi in una maniera diversa da quella preventivata ed organizzata. Noi le nostre idee le abbiamo già esposte (squadra costruita male, nonostante i nomi che la compongono e gli investimenti, tanti, forse troppi, effettuati): non c’è stata la lungimiranza (per i maligni l’umiltà – ndr) di voler capire che il Teramo di ieri, quello di Luciano Campitelli (non sarà mica offensivo, citarlo?), aveva lasciato in eredità giocatori che, in questa squadra, quella di 9 partite di un deludente (fino ad oggi) campionato, sarebbero stati non titolari, di più! In ordine alfabetico: Caidi, Celli, Infantino, Persia e Speranza (guarito e ieri in campo, ma a Pineto…), senza citare Proietti che, probabilmente, avrebbe comunque preferito Terni e la Ternana, magari spinto dal Pescara, oggi meno “amico” di ieri. A questo punto che fare? Probabilmente bisognerà limitare i danni e fare quanto di meglio si potrà, fino a Gennaio, per poi correggere il correggibile. Se tutti entreranno in questa logica, il sopito entusiasmo estivo della proprietà e della città, resteranno soltanto congelati, pronti a riesplodere in un auspicato e scoppiettante girone di ritorno. Per adesso il Presidente Franco Iachini, di pazienza, ne ha avuta da vendere, pur lamentando l’assoluta latitanza della città nell’essere commercialmente “vicina”, all’Azienda: bella non è, ma sono discorsi vecchi, anzi, atavici.