ROSETO DEGLI ABRUZZI – “Non ti inventare niente”, il titolo; “è tutto già scritto nel nome”, invece, potrebbe essere il sottotitolo o quanto meno la chiave di volta di questo breve e appassionante romanzo. La non prolissità lo rende ideale per una lettura sotto l’ombrellone. E proprio nello stabilimento balneare Lido La Vela di Roseto degli Abruzzi, qualche giorno fa al calar del sole e seguita anche da non balneari giunti appositamente dall’entroterra aquilano, c’è stata la prima presentazione abruzzese dell’ultima fatica di Raffaella De Rosa che, a dispetto del titolo del suo terzo romanzo, si è inventata qualcosa di molto familiare: la presentazione l’ha affidata alla suadente e sensuale voce dell’amica Rossella Diaco, conduttrice di Rai Isoradio e le letture al compagno di vita, l’attore e figlio d’arte Massimiliano Buzzanca. Raffaella, invece, è una giornalista quasi di casa, la sua famiglia è originaria di Isola del Gran Sasso e al mare a Roseto da una vita. Durante l’anno vive a Roma dove si occupa di comunicazione nel settore agroalimentare.

In “Non ti inventare niente”, (Giulio Perrone editore), il cibo, il bere, i finger food non c’entrano, se non per accompagnare un aperitivo preso da Caterina, la protagonista, con le sue amiche. Una chiacchierata “svuota tasche a tre” al pari di una seduta dallo psicanalista. Una catarsi terapeutica anche per il lettore perché, come scrive l’autrice, “l’invidia è l’unica certezza della vita, l’unica che colpisce duro e che, prima o poi, ti stende”.

La crisi di mezza età mette in discussione tutto: sia se causata da una rottamazione lavorativa o da un imperfetto usato da una giovane collega e con lo stesso effetto di un’arma di distruzione di massa. Il risultato è che gli sputi in aria ricadono in testa alla protagonista. “Non sputare mai in aria che ti ricade in testa” la ammoniva la nonna e, ora, in analisi fa i conti con il suo karma rendendosi conto che quando con stratagemmi e arguzie si vola troppo in alto, al di sopra delle proprie mansioni e capacità, il conto a saldo è pronto a presentarsi. E per Caterina, stesa sul lettino, l’oggi si intreccia con l’altra vita remota: da donna del Medioevo che non aveva terza via se non lo sposo terreno o quello celeste, o del ruolo, per via del nome, di zarina, o da quello di un’angosciata madre di Plaza de Mayo, o da un ufficiale delle SS tedesche. Il passato che ritorna a galla per svuotare il sacco, ben riassunto nel romanzo con l’anglicismo “Cat is out of the bag”. (recensione di Federica Farda)