Ci poteva stare perdere a Pordenone, molto meno perdere così tanto nettamente (4–0), con due reti nei primi undici minuti, assolutamente identiche (due cross dalla fascia destra d’attacco dei padroni di casa operati da Ciurria e trasformate in gol prima da Zammarini e poi da Magnaghi), con il terzo di Burrai su punizione, da distanza siderale (28°), dopo che lo stesso aveva sbagliato un calcio di rigore respinto con il piede da Pacini. Il poker è di Candellone al 36° con un tiro sporco in area, da un’azione sempre sviluppatasi sulla destra e viziata probabilmente da una posizione di off-side non rilevata. Il Teramo la chance per provare a realizzare il goal della bandiera ce l’ha avuta al minuto 39, quando Infantino prima si procura un calcio di rigore e poi se lo fa neutralizzare da Bindi. Non ha funzionato praticamente nulla, in chiave tattica a Pordenone, e la gara che sarebbe dovuta essere non è stata: non bisogna fare drammi ed è vero, ma il fatto che si debba tifare “anima e cuore” Giana Erminio, nella gara in posticipo sul campo del Renate, è emblematico del fatto che un pò tutti, in casa biancorossa, hanno ripreso a stilare classifiche “virtuali”; tra queste ce n’è una che potrebbe riavvicinare il Teramo a due soli punti dalla terz’ultima posizione. Sarà bene tornare con i piedi ben saldi in terra, pertanto, per non dilapidare quanto di buono era stato fatto ultimamente, fermo restando che bisogna comunque tifare Giana!