ROMA – Il miglioramento della qualità dell’abitare, dall’edilizia residenziale fino agli spazi verdi pubblici. In una sola espressione: rigenerazione urbana, ossia quell’insieme di programmi e interventi che intrecciano esigenze sociali, ambientali e di sicurezza dell’abitare, con l’obiettivo di migliorare la vita, nelle città come nei centri minori. Di rigenerazione urbana si parla anche nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E si assegnano risorse in tal senso anche all’Abruzzo, una regione che vive di peculiarità territoriali in quanto ad accessibilità dei servizi, funzionalità degli spazi e sicurezza per le famiglie. Le risorse destinate alla rigenerazione urbana in Italia ammontano a 6,1 miliardi di euro, di cui 3,3 miliardi di competenza del ministero dell’interno e i restanti 2,8 dei quali è responsabile il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims). Parte di questi finanziamenti andranno ai territori abruzzesi, per un totale di 183,9 milioni di euro, di cui 117,3 di competenza del Viminale e 66,6 dei quali è responsabile il Mims [grafico]. In Abruzzo, come nel resto del paese, le risorse in tema di rigenerazione urbana vengono assegnate in base a diversi criteri, che mirano a stabilire quali sono i territori dove è più urgente intervenire. Tra questi c’è un indicatore complesso che, nonostante non sia certamente tra i più noti, diventa fondamentale nelle scelte: l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm).
Quando si parla di vulnerabilità di un territorio, si intende la possibilità che una situazione di crisi economica possa comprometterne la coesione sociale. Misurare tale aspetto diventa cruciale in fasi storiche come quella che stiamo vivendo. È in questa direzione che va l’Ivsm proposto da Istat. Utilizzato nella definizione di politiche pubbliche, come nel caso dei bandi del Pnrr per la rigenerazione urbana. L’Ivsm è composto da 7 indicatori, che combinati tra loro producono un indice che va da 70 a 130: più è alto il valore, maggiore il rischio di vulnerabilità sociale e materiale del territorio. Tra i comuni abruzzesi, il 59% (180 su 305) supera la soglia di 99 dell’indice. I livelli più elevati si raggiungono negli 8 comuni il cui dato supera quota 103. Tra i capoluoghi abruzzesi, Pescara è quello con l’indice più alto (100,56). Seguono Chieti (99,57), Teramo (99,37) e L’Aquila (98,24) [mappa].
La scelta di utilizzare anche l’indicatore di disagio sociale, condizione abitativa e verde urbano nella definizione degli interventi del Pnrr sulla rigenerazione urbana, non è casuale. La condizione sociale e materiale delle persone ha infatti un impatto diretto anche sulla stessa situazione abitativa. Tendenzialmente, un territorio con molte famiglie in difficoltà economica è anche un territorio dove la condizione degli edifici residenziali risulta peggiore. In media, in base a quanto rilevato nell’ultimo censimento generale, la quota di famiglie in potenziale disagio era pari al 2,7% mentre la quota di edifici residenziali in stato di conservazione mediocre o pessimo si attestava sul 22%. In questo quadro, l’Abruzzo – preso nella sua interezza – si caratterizza per una quota di famiglie in disagio inferiore alla media (2%), e per una percentuale di edifici in cattive condizioni di poco superiore alla media nazionale (22,4%). Tra le province italiane, quelle abruzzesi presentano un collocamento intermedio. Tre di queste – Pescara, Chieti, Teramo – si posizionano sopra la media nazionale per edilizia residenziale mediocre o pessima, ma sotto la media italiana di famiglie in disagio. La provincia dell’Aquila risulta al di sotto in entrambi gli indicatori [grafico].
Concentrarsi solo sulla condizione delle abitazioni è tuttavia una misura limitativa della qualità urbanistica di un territorio. Per funzionare, gli interventi di rigenerazione urbana non possono limitarsi solo al miglioramento strutturale delle case, con la riqualificazione e costruzione delle abitazioni e dell’edilizia sociale. Vi è la necessità di interventi più ampi che guardino in primis all’offerta di servizi sul territorio, a partire da scuole, asili nido, viabilità e trasporti efficienti, servizi pubblici e privati. In questo quadro, riveste una particolare importanza l’attenzione al verde pubblico. Diventa perciò interessante confrontare la presenza di verde nelle città abruzzesi. In media, tra i capoluoghi italiani, i metri quadri di verde urbano disponibile sono 31 per abitante nel 2020. Ovvero circa 203 metri quadri per ogni residente con meno di 18 anni nelle città. Nei capoluoghi italiani, il verde urbano rappresenta poco meno del 3% della superficie comunale ed è così distribuito. Più di L’Aquila (0,4%), Teramo (0,65%) e Chieti (0,66%) ma molto meno di Pescara (13,6%) [grafico e mappa].
Tra i progetti finanziati dal ministero dell’interno, quelli per la rigenerazione urbana dell’Abruzzo corrispondono a 117,3 milioni di euro. Tra i progetti vi sono anche quelli presentati da alcuni dei principali comuni della regione: Pescara, Chieti, Teramo e Avezzano. Non è presente L’Aquila, poiché il capoluogo di regione godrà principalmente del su citato fondo complementare del Pnrr. Sono, dunque, 14 i progetti finanziati nell’ambito degli “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” [mappa]. Le somme più rilevanti andranno a Pescara e Chieti (20 milioni per comune), seguite da Teramo (19,2 milioni) e Montesilvano (10). Altre risorse (circa 5 milioni per comune) andranno nelle principali località della provincia di Teramo (Martinsicuro, Giulianova e Silvi), Chieti (Francavilla al Mare, Ortona e Vasto), L’Aquila (Sulmona e Avezzano) e Pescara (Spoltore). Infine nel territorio di Lanciano (Chieti) sono stati finanziati 3,5 milioni di euro.