“Quali iniziative il governo intende assumere per garantire il pieno sostegno alla fase di ricorso avviata dalla famiglia di Denis Cavatassi, detenuto in Thailandia nel carcere di massima sicurezza di Nakkon Si Tammarat”. Lo chiede Stefania Pezzopane, della Presidenza del Gruppo Pd della Camera, in un’interrogazione al ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
“Da notizie di stampa – prosegue Pezzopane – si apprende che il cittadino italiano Denis Cavatassi gestiva in Thailandia un ristorante sull’ isola di Phi Phi. Nel 2011 il suo socio in affari, Luciano Butti, anche lui ristoratore di 60 anni originario della provincia di Arezzo, viene trovato morto. Cavatassi è accusato di aver commissionato l’omicidio dietro il pagamento di 150 mila baht, circa 3.500 euro, e viene arrestato insieme ad altri tre thailandesi. La sorella di Cavatassi ha dichiarato che, inizialmente rilasciato su cauzione, Denis decise di non rientrare in Italia, convinto che sarebbe stato assolto perché innocente, ma invece è stato dichiarato colpevole da due gradi di giudizio, condannato a morte ed è tuttora in carcere. Secondo la famiglia e i loro legali, le prove raccolte contro di lui dimostrano l’infondatezza dell’accusa: parrebbe, infatti, che l’imputato vantasse un credito di 200 mila euro da Butti, e che in quei giorni avesse fatto un bonifico di 3.500 euro al cameriere arrestato quale presunto compenso per il delitto, ma nella realtà dei fatti supportati dalla documentazione raccolta è stato accertato che non c’era nessun credito, e che al cameriere erano stati accreditati con due bonifici solo il suo salario e un piccolo anticipo chiesto per un problema familiare, in tutto 700 euro. Per questo la famiglia ha depositato un ricorso alla Corte Suprema. Preoccupano le condizioni di estrema durezza di detenzione di Catavassi, dato il terribile sovraffollamento in cui versano le strutture penitenziarie thailandesi. Chiediamo perciò al governo di impegnarsi a sostenere i familiari del nostro concittadino”.