ARSITA – Organetti, tamburelli, violini, fisarmoniche, chitarre, percussioni di vario genere e dalle più svariate caratteristiche hanno risuonato ad Arsita per la 25esima edizione di “Valfino al Canto” che dal 9 all’11 agosto 2019 è riuscita a portare nel piccolo comune del teramano migliaia di visitatori, di ogni fascia d’età, i quali si sono lasciati conquistare dai suoni e dai ritmi straordinari e unici di cantori, musicisti, ballerini provenienti da tantissime località, non solo italiane. Tutto il piccolo paese sotto la parete a strapiombo del monte Camicia, senza lo spazio distanziante dei palchi, ma con il contatto diretto con i musicisti, si è trasformato in un luogo magico dove le influenze musicali si sono mescolate e fuse creando atmosfere uniche e irripetibili. La manifestazione, curata dall’Associazione Altofino, presieduta da Caterina Cacciatore, lo scorso anno, proprio per questo, ha ottenuto una menzione sul noto quotidiano britannico The Guardian. In parallelo alla manifestazione si è svolta anche la 34esima Sagra del Coatto a cura della locale Pro Loco, antico piatto pastorale a base di carne di pecora bollita con particolari spezie. Valfino al Canto ha avuto il patrocinio del Comune di Arsita, della Regione Abruzzo e del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e il supporto della Fondazione Tercas, della Pro Loco di Arsita, dell’As Arsita e dell’Associazione di sviluppo locale Itaca. Sono stati oltre 30 i gruppi provenienti da moltissime località italiane e del mondo a esibirsi con musiche tradizionali straordinarie: da quelle della tradizione greca e balcanica, passando per le musiche sudamericane in particolare del Perù, Argentina, Cile, Bolivia e Ecuador, ma anche ritmi scozzesi, la musica Rom con l’Alexian Group, i canti e i suoni della tradizione popolare italiana dall’Emilia al Piemonte, passando per la tradizione musicale toscana, ai ritmi dell’area del Vesuvio, dell’area lucana e di molte altre località senza dimenticare le musiche abruzzesi, da quelle dell’alta valle del Fino al Vomano, ma anche della zona dell’Aterno, della valle Truentina, al confine con le Marche. Non solo musica, ma anche laboratori e teatro. Durante i pomeriggi sono stati proposti laboratori di costruzione di stendardi e bandiere giganti e di gigantes, oltre che di tamburelli e di strumenti musicali. Ad arricchire l’evento la mostra fotografica: “Di mano in mano”, a cura di Ileana Pavone (Ribes & Cannella), ma anche spettacoli teatrali itineranti come quello proposto da Il carro dei Bacucchi e Le Muse: “La storie d’l’amore”, con la regia di Marina Di Carluccio e Enzo D’Angelo. “Sono stati tre giorni stimolanti, ricchi di iniziative, persone, musicisti, cantori, ballerini che, insieme, hanno creato qualcosa di magico – dichiara la presidente dell’Associazione Altofino Caterina Cacciatore –dal 1995, quando l’Associazione Altofino, in collaborazione con gli etnomusicologi Marco Magistrali e Carlo Di Silvestre, ha dato vita a questa manifestazione non credevamo potesse raggiungere un quarto di secolo e di farlo in maniera così significativa. L’intenzione era dare una vetrina a un lavoro di ricerca nell’Alta Val Fino sui canti e i balli della tradizione orale contadina in estinzione ed è diventato un evento irrinunciabile per persone di ogni fascia d’età. Questo è per noi motivo di grande orgoglio. La nostra manifestazione si colloca tra i 20 migliori festival popolari in Europa, una festa musicale che nasce da modalità espressive di matrice contadina e pastorale e che negli anni si è arricchita di originali sonorità provenienti da aree geografiche tra loro lontane. Ringrazio, a nome di tutta l’associazione, quanti ci hanno sostenuto in questa edizione, i tanti gruppi che hanno scelto di esserci, i curatori delle mostre e tutti coloro che danno contribuito alla riuscita della manifestazione. Valfino al Canto è luogo senza confini, dove lo scambio musicale evolve la cultura e apre l’identità al futuro”. Ufficio Stampa Evelina Frisa