TERAMO – Alla fine (finalmente) il Tribunale di Roma ha risposto affermativamente alle istanze avanzate nel tempo dal Teramo Calcio e ha dato l’assenso allo sblocco delle quote di proprietà societarie che rappresentano il 60% del sodalizio teramano. Adesso che accadrà?
- Dovrebbe essere colmata la lacuna del versamento nelle casse sociali di quanto necessario per il rispetto del famoso parametro relativo all’indice di liquidità;
- potranno aprirsi le porte di accesso a Massimo Spinelli da socio o da futuro presidente, il quale garantirebbe una migliore, quanto richiesta e quindi necessaria, continuità aziendale, anche meno onerosa di quanto si pensi considerando che il Teramo Calcio è creditore di una somma importante (diverse centinaia di migliaia di euro – ndr-) dalla Ternana per la cessione di Diakité.
Basta? No, fino a quando non sarà riconosciuto al Teramo Calcio d’essersi trovato nell’effettiva impossibilità di poter operare materialmente nel rispetto dei tempi, che erano perentoriamente fissati al 22 giugno scorso (si punta sia sul sul Collegio di Garanzia del Coni sia, eventualmente, sul Tar Lazio – ndr-).
Sarà riconosciuta la “causa di forza maggiore” che appare aspetto fondante della situazione determinatasi, per quanto incontestabile appaia e sia?
Ci siamo già chiesti in passato: sarebbe giusto cancellare dal prossimo torneo di Lega Pro una società che, seppur fuori termine, oggi risponderebbe ad ogni requisito normativo? Sarebbe giusto o non concederle il beneficio di un’attenuante che era stata insormontabile fino a stamane?
(foto GQ Italia.it)