Assurdo ! Gli sparano, gli menano, gli tirano razzi sulle case. E sti palestinesi ancora che non vogliono scomparire.  Si avvicina l’estate, spritz, coca, feste e tra un pò anche  rock and roll  e sugli schermi tv ancora che compaiono loro: i palestinesi. Massacrati come il conterraneo Gesù. Duri a morire come quel certo Gesù. Ma perchè non la smettono ? Si avvicina l’estate e sullo sfondo c’è la Palestina dei checkpoint e dei lavoratori in fila di notte per ore per andare oltre il Muro a lavorare a giornata, e quella delle manifestazioni contro l’occupazione. Su qualche Tv, per qualche secondo c’è la Palestina privata della libertà. Vivere un’intera vita senza libertà turba l’anima, il corpo e la psiche. Se accade a un popolo intero e se quell’assenza di libertà si fa strutturale e transgenerazionale, se dura per oltre sette decenni, a risentirne è l’identità culturale, il corpo sociale e la forma mentis collettiva. L’alienazione del singolo si fa alienazione collettiva, di popolo. Sullo sfondo c’è la “Pace americana.

“È l’alba di un nuovo Medio Oriente, siamo qui per cambiare il corso della storia”. Così recitano gli accordi di Abramo che nel settembre 2020  segnano la nascita di un nuovo ordine regionale in cui le monarchie arabe riconoscono Israele. Ancora una volta le vittime sono i palestinesi, a cui le strette di mano alla Casa Bianca riportano alle mente quella più famosa avvenuta il 13 settembre 1993 tra l’allora premier israeliano Rabin e il loro leader Arafat. A Washington allora si suggellavano così gli Accordi di Oslo che promettevano un futuro di libertà per i palestinesi in cambio di sicurezza per Israele. Perniciose illusioni come la storia ha mostrato: dopo 27 anni la Palestina ha ottenuto solo riconoscimenti sulla carta da organizzazioni e agenzie internazionali, restando però sul terreno spezzettata, con Gaza trasformata in una prigione a cielo aperto per i suoi 2 milioni di abitanti.

Ora si allungano gli artigli di Netanyahu. Ora Tel Aviv vuole concretizzare il piano di annessione dei territori palestinesi. I luoghi simbolici e strategici. L’atto illegale, secondo il diritto internazionale, costringerà al trasferimento forzato 100mila palestinesi . Ai palestinesi è vietato usare l’acqua. Devono comprarla dalla Mekorot, l’azienda israeliana che si appropria di risorse altrui e le rivende a prezzi maggiorati. Lavorare la terra diventa esercizio affatto remunerativo vista la concorrenza dei prodotti delle serre israeliane che l’acqua la ricevono gratis e pagano una miseria i palestinesi che ci lavorano senza contratto. Su questi pezzi di Palestina si allunga l’ombra spettrale del piano di annessione israeliano. E’ l’ennesima puntata di una pulizia etnica e questo tragico, vigliacco silenzio tutto intorno.  Nella pax statunitense e israeliana i diritti dei palestinesi non contano nulla, sebbene una serie di risoluzioni internazionali  da trent’anni diano a questi ultimi ragione. E così ancora una volta quello che accade a Gerusalemme, sembra interessare poco qui da noi. L’Onu esorta Israele a cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario ma gli israeliani continuano a confiscare le abitazioni alle famiglie palestinesi. La questione per ora riguarda solo una manciata di case ma rientra nel più ampio tema del cosiddetto “diritto al ritorno”: la legge israeliana impedisce che i profughi palestinesi possano tornare a vivere nei territori che oggi fanno parte dello Stato di Israele. Sostanzialmente un diritto su base etnica. E non è una novità. Ancora una volta. Le famiglie palestinesi, ricche o povere, cominciano a perdere le case in cui hanno vissuto per decenni La protesta si è spostata sulla Spianata delle Moschee e i numeri parlano chiaro: dei i, riferiscono i responsabili della Mezzaluna Rossa, 7 sono in condizioni gravi, mentre oltre 220 sono stati ricoverati in un ospedale di Gerusalemme Est o in un ospedale da campo allestito vicino al luogo delle proteste. L’ennesima puntata di una pulizia etnica e questo tragico, vigliacco silenzio tutto intorno. Certo fa un certo effetto sapere dall’Unicef che negli ultimi due giorni, ci sono stati oltre 500 feriti (35 gravi) tra cui 59 bambini palestinesi feriti sulla spianata della pace a Gerusalemme. Mentre è stato impedito di arrivare sul posto per assistere ed evacuare i feriti . Con la polizia che entra nella Spianata per disperdere i palestinesi facendo irruzione nelle moschee dove sono in corso le preghiere dei fedeli musulmani. L’ennesima puntata di una pulizia etnica e questo tragico, vigliacco silenzio tutto intorno. “Restiamo umani”, scriveva Vik Arrigoni, perché che fossimo vigili lo dava per scontato, no? E intanto si avvicina l’estate. Chi vince o chi perde non sono cazzi miei. Datemi uno spritz, na sniffatina,  e sto tutto contento.