L’AQUILA – I segnali delle ultime settimane disegnano un futuro meno incerto e la pandemia finalmente nel nostro Paese inizia ad indietreggiare. Non accade lo stesso per l’avvio delle prestazioni per bambini e ragazzi con autismo. In difficoltà prima della pandemia, durante i lockdown e in difficoltà anche ora, in vista di un lento ritorno alla normalità.

Nonostante la normativa nazionale di riferimento e il regolamento emanato dalla Regione Abruzzo (Delibera Giunta Regionale n. 360/2019), molti bambini e ragazzi abruzzesi vedono ancora tempi di attesa inaccettabili per l’avvio delle terapie. Ad alcuni, una volta inviati presso i centri di riabilitazione, vengono proposti “pacchetti” di interventi con sedute ridotte a causa della mancanza del personale qualificato o per la mancata disponibilità del budget.

Tale modalità mette in discussione la valutazione effettuata dalla commissione UVM, istituita in ogni distretto sanitario per effetto della Legge 328/2000, tenuta ad indicare il tipo di “setting” e il numero di sedute settimanali nel verbale di “prescrizione” delle cure.

Episodi gravi che diventano inaccettabili quando vengono messi in atto dalla stessa azienda pubblica quando prescrive il trattamento previsto attraverso la valutazione UVM e poi, invitando l’utente a recarsi presso le proprie strutture riabilitative, propone prestazioni riabilitative sulla base delle disponibilità dei professionisti e senza rispettare la Delibera Regionale n. 360/2019 che prevede il coordinamento delle attività riabilitative a carico di un Neuropsichiatra con almeno 3 anni di esperienza documentata.

L’azione di Autismo Abruzzo onlus, da sempre al fianco delle famiglie, ha due obiettivi:

il primo quello di informare le famiglie con autismo circa il diritto alle cure previsto dalle leggi vigenti; il secondo quello di evidenziare e, se necessario, denunciare ciò che genera criticità nell’accesso alle cure.

Questo secondo aspetto lo abbiamo sempre perseguito privilegiando una azione di dialogo concreto con le istituzioni e ottenendo sempre corpose promesse che però alla fine tardano a convertirsi in azioni concrete. Quando la violazione del diritto alle cure diventa insostenibile, magari per la tenera età degli utenti, per la gravità dei casi o per le lunghe liste di attesa unica soluzione è quella di rivolgersi in urgenza al Giudice che può far valere il diritto alle cure a favore delle persone con autismo.

E’ questo il caso delle ultime 5 condanne alla ASL dell’Aquila e le ultime 2 per la ASL di Chieti. Quest’ultima, dopo diversi solleciti, ha provveduto ad autorizzare finalmente l’extra-budget necessario per la “presa in carico” di due bambini per i quali le rispettive famiglie non dovranno più pagare le prestazioni. Non è accaduto lo stesso per la ASL L’Aquila la quale, durante la fase processuale durata oltre 6 mesi, ha continuato ad eccepire motivazioni di bilancio, mancanza di personale e necessità di ri-organizzazione, nonostante i numerosi pronunciamenti (ordinanze e sentenze) che hanno sempre riconosciuto il diritto alle cure per persone con autismo, riconosciuto dai LEA sin dal 2017!

Ecco quanto prescritto dal Giudice in una delle ordinanze:

Riconosciuto pertanto il diritto del piccolo M. al trattamento riabilitativo prescritto, neppure messo in discussione dalla ASL, non sembra che lo stesso possa trovare preclusioni nel principio del cd. tetto di spesa ed al conseguente rispetto delle liste di attesa, correlato alla razionale utilizzazione delle risorse sanitarie da parte della Asl, poiché le indicazioni di limiti di spesa, se rilevanti tra i soggetti pubblici, non possono assumere valore nei confronti dei minori disabili che si trovano nelle condizioni previste dalla legge, in quanto titolari di un diritto fondamentalealla salutecostituzionalmente garantito dall’art. 32 Cost.”

Ad oltre 40 giorni dal pronunciamento del Tribunale dell’Aquila i 3 bambini di 3, 5 e 11 anni attendono ancora l’attivazione del servizio prescritto e ordinato dal dispositivo del Giudice. Incuranti del disagio e del danno subito dai bambini, un inutile fruscio di carte rimpalla tra diversi uffici della ASL in attesa che qualcuno assicuri l’extra budget invocato fin dall’agosto del 2020 dal Distretto sanitario dell’Aquila.

Chi pagherà per questi ritardi?

Chi risponderà delle spese legali addebitate alla ASL dell’Aquila?

Perchè logorare ancora il diritto di questi 3 piccoli utenti?

In una qualsiasi azienda chi è responsabile di inadempienze certificate da 5 ordinanze (4 del Tribunale dell’Aquila e 1 del Tribunale di Avezzano) sarebbe valutato per l’efficacia e l’efficienza, ma evidentemente per l’Azienda Sanitaria Locale aquilana questa attinenza si ferma semplicemente alla definizione del nome.

Abbiamo dato incarico formale al nostro legale, Avv. Gianni Legnini, di tutelare i diritti dei 3 bambini e di valutare i danni generati dal ritardo nella “presa in carico” e della mancata attuazione delle relative ordinanze.

Invitiamo, ancora una volta, la ASL L’Aquila e la Regione Abruzzo a programmare le attività riabilitative sulla base delle persone effettivamente collocate nelle liste di attesa avviando una conseguente revisione dei servizi in modo da assicurare a tutti la “presa in carico”.

L’applicazione della DGR 360/2019 con la costituzione degli ambulatori dedicati per l’autismo, l’avvio di un servizio extramurale o domiciliare per gli utenti più piccoli e la sperimentazione di servizi residenziali rappresenta l’unico modo per uscire da questa fase complessa sfruttando anche le opportunità del PNRR, le cui risorse in parte sono destinate proprio al potenziamento dei servizi sul territorio.

 

Autismo Abruzzo Onlus – Dario Verzulli