TERAMO – Negli ultimi 10 anni (dati forniti dalla Confartigianato di Mestre) quasi 300.000 artigiani si sono cancellati dagli albi delle Camere di commercio d’Italia, quasi 3.000 a Teramo che, purtroppo, dopo Lucca (25,4%), Vercelli (24,9%), è terza con 24,7% come percentuale cancellazioni imprese. Da tanto tempo il presidente della Confartigianato imprese Teramo, Luciano Di Marzio ha sollecitato la Regione Abruzzo a rifinanziare almeno la bottega scuola che dal 2008 non viene destinato ad essa neanche un euro. I motivi delle cancellazioni sono: le tasse esagerate anticipate, il boom degli affitti, insufficiente ricambio generazionale, diminuzione del volume di affari provocato dal commercio elettronico e dalla grande distribuzione. I motivi delle mancate iscrizioni sono: appena un artigiano si iscrive alla camera di commercio arrivano i pagamenti (Inps, Inail, Camera di commercio, tasse anticipate tra le più importanti). Ancora non incassano 1 euro e devono pagare tutte queste richieste allo stato italiano.
L’art. 45 della Costituzione italiana dà riconoscimento al mondo artigiano: a fine guerra, nell’anno 1945/46, tutte le fabbriche in Italia furono distrutte e i capi operai e gli operai bravi, avendo perso il posto di lavoro, iniziarono una nuova attività autonoma denominata “artigianato”. L’art 45 della Costituzione italiana recita “la repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata la legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. la legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”. Quindi il governo italiano deve finalmente investire sui giovani, devono esentarli per i primi 3/5 anni da tutti i pagamenti richiesti dallo stato italiano, dalle regioni, provincie e comuni. una volta aiutati e inseriti nel mercato, facilmente possono pagare quanto richiesto. lo stato italiano solo investendo e finanziando direttamente può ottenere risultati. Allora forse i giovani potranno avere un futuro nell’artigianato e nel lavoro.
“Ricordo a tutti che oggi sono molti più i pensionati che i lavoratori e quindi con che entrate l’Inps pagherà le pensioni future? – commenta Di Marzio – Nessun politico, sia di destra che di sinistra, si preoccupa di questo grande problema. Nessun giovane oggi vuole imparare un mestiere artigiano, mai pubblicizzato, mai suggerito come grande opportunità di guadagno e successo. sembra un mestiere a dir poco squalificante. Bisogna ripristinare la scuola di avviamento professionale. La famiglia è determinante. in passato i genitori raccomandavano ai loro figli ‘impara l’arte e mettila da parte’. Significava che il ragazzo andava a scuola ma, nel tempo libero o nei mesi estivi di chiusura della scuola, si recava ad imparare un mestiere (meccanico, elettricista, idraulico, barbiere, parrucchiere, estetista, tra i più scelti e tanti altri ancora). Oggi purtroppo le cose sono cambiate, i genitori raccomandano ai figli solo di studiare con l’obiettivo principale di ottenere un posto pubblico che da tanto tempo è saturo e quasi mai gli dicono di imparare un mestiere. I mestieri, principalmente Artigiani, non sono da tanti anni pubblicizzati dai media dell’informazione anzi nel tempo sono considerati poco attrattivi per i giovani. Oggi fare il muratore, meccanico, idraulico, calzolaio, sono considerati mestieri squalificanti per un giovane. I bravi Artigiani, vanno in pensione o purtroppo muoiono, senza poter trasmettere ai giovani la loro professionalità e le conoscenze acquisite negli anni ed è un vero peccato che tutto questo vada perso”.