Nel tardo pomeriggio dell’otto aprile, a Tortoreto, l’Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Domenico Piccioni, ha presentato ai cittadini l’inizio di un percorso condiviso che porterà al bando per il concorso di idee per la progettazione del polo scolastico cittadino. Percorso “condiviso”, e non solo “partecipato”, perchè, come ha ben spiegato la professoressa Beate Cristine Weyland, pedagogista, dell’Università di Bolzano, i cittadini devono riuscire a comprendere i loro veri bisogni, e ciò è possibile solo attraverso la conoscenza e la condivisione.
Progettare una scuola, infatti, è molto di più che pianificare la nascita di un edificio. Significa progettare per un futuro in cui si specchia la comunità cittadina, immaginare un luogo di incontro e di scambio per le generazioni che verranno, significa in fondo pensare compiutamente a quale ruolo giocherà la scuola nella vita delle persone, coinvolgendo i cittadini, attraverso riflessioni pedagogico-didattiche, con una lettura politica, sociale, economica, culturale. Inoltre bisogna far vedere ai “portatori di interesse” quali possono essere le potenzialità, perchè non si può cercare, e volere, qualcosa che non si conosce.
Concetti che, anche in altre città, Architetti e associazioni predicano da tempo, con qualche timido successo verso amministrazioni che però, in realtà, sono più preoccupate di “poter realizzare” che del “come realizzare” e “per chi”.
A Tortoreto la, piacevole, sorpresa, è l’aver trovato un’amministrazione che ha promosso, e non “subito”, il confronto, il dialogo e la condivisione, nella consapevolezza che un polo scolastico è molto più di un edificio: è il simbolo di una comunità.
A questo si aggiunge la scelta di voler selezionare il progetto migliore, non il progettista, attraverso un concorso di progettazione, procedura abituale in ambito europeo, ma molto meno in Italia, e in Abruzzo, dove viene vista come una perdita di tempo e, diciamocelo pure, un ostacolo alla selezione del tecnico “gradito” all’amministrazione.
Il consigliere tortoretano che ha promosso il percorso, Lanfranco Cardinale, è “anche” architetto, e questo ha sicuramente influito sulle sue azioni verso l’intera Amministrazione, ma abbiamo visto, negli anni, tanti architettti che non hanno potuto, o voluto, portare un segno del loro “mestiere” (che in politica dovrebbe trasformarsi in “missione”), all’interno dei Comuni, delle Province, delle Regioni amministrate. Speriamo che l’esempio tortoretano contagi, da subito, tutta la provincia di Teramo, per diffondersi nell’intera regione, portando a tanti processi di condivisione che producano progetti innovativi per la realizzazione di edifici belli, efficienti e utili, che possano cambiare, in meglio, la vita delle persone.
Altra buona pratica, che parte dalla nostra provincia e sta diffondendosi in tutta Italia, è quella dei ComuniCiclabili, la rete di città “amiche della bicicletta” promossa da FIAB, che valuta il livello di infrastrutturazione e le politiche dei singoli Comuni, in materia di ciclabilità, incentivandone il miglioramento.
L’iniziativa parte dalla nostra provincia perchè, l’idea, è dell’attuale sindaco di Pineto, Robert Verrocchio, che l’ha condivisa con l’attuale vicepresidente di FIAB, Alessandro Tursi, architetto giuliese, che poi l’ha tradotta in realtà. E torna nella nostra provincia con ben otto Comuni inseriti della rete, sette dei quali sono quei comuni costieri che, giorni fa, hanno predisposto un’associazione temporanea per partecipare, uniti, ai bandi comunitari, supportati da quel Servizio Urbanistico della Provincia di Teramo che, in molti, davano per defunto ma che, al contrario, dimostra di essere un valido supporto per le amministrazioni comunali.
Sette comuni in una rete dedicata alla ciclabilità che si uniscono per ottenere finanziamenti per progetti su ambiente, territorio, sicurezza. Un ulteriore esempio da seguire.
Perchè, senza condivisione, e senza unire le forze, non si va da nessuna parte.