PESCARA – Il progetto di legge regionale n. 45/2024 porta maggiore chiarezza normativa sulle aree idonee e non idonee per le energie rinnovabili, ma presenta ancora criticità che rischiano di frenare la transizione ecologica e penalizzare le aree interne dell’Abruzzo. Legambiente accoglie con favore la maggiore definizione delle regole, ma esprime forte preoccupazione per scelte che appaiono contraddittorie e limitanti. Critica l’esclusione a priori dei territori ricadenti nelle aree protette, a cui vengono precluse le possibilità di sviluppo sostenibile, in contrasto con la normativa nazionale e regionale vigente. La legge 394/1991 e la normativa regionale sulle aree protette stabiliscono, infatti, principi chiari per la tutela del patrimonio naturale, ma anche per la promozione di modelli di gestione sostenibile, che, in ogni caso, devono trovare disciplina nei regolamenti degli Enti. La conservazione non può essere interpretata come un vincolo assoluto che esclude ogni forma di innovazione e sviluppo compatibile con la tutela ambientale.
Un altro punto critico è l’incoerenza nel trattamento delle aree della rete Natura 2000: se da un lato in queste zone si consentono attività non sempre del tutto coerenti con le finalità di conservazione, dall’altro si vieta l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, una scelta discutibile e in contrasto con gli obiettivi europei di transizione ecologica. È fondamentale garantire che queste aree possano diventare motori anche della sostenibilità energetica, valorizzando, allo stesso tempo, le risorse naturali nel rispetto dell’ecosistema.
“Le limitazioni imposte dal nuovo quadro normativo rischiano di essere una condanna per le aree interne dell’Abruzzo – dichiara Silvia Tauro, Presidente di Legambiente Abruzzo – che già soffrono di spopolamento e crisi economica. Il divieto assoluto di installazione di impianti in vaste porzioni del territorio, sottrae opportunità di sviluppo e di rilancio economico basato su un modello energetico sostenibile. Occorre un approccio più equilibrato che consenta alle comunità locali di beneficiare della transizione energetica, senza subire vincoli che favoriscono solo alcune zone a scapito di altre”. Legambiente ribadisce che le aree protette non devono essere percepite come luoghi di divieto assoluto, ma come laboratori di innovazione e sostenibilità. Il futuro della tutela ambientale passa attraverso modelli di gestione che coniughino protezione e sviluppo, rendendo questi territori protagonisti della transizione ecologica e della produzione di energia pulita.
Centrale, inoltre, quanto evidenziato dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge regionale della Sardegna n. 5 del 2024, che prevedeva una moratoria di 18 mesi per l’installazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, in attesa dell’approvazione della legge regionale per l’individuazione delle aree idonee. La Corte ha ravvisato chiaramente l’incostituzionalità della norma proprio perché, al pari di qualsiasi previsione di veto indistinto, è in contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello europeo e recepiti a livello nazionale.
Legambiente chiede quindi, ancora una volta, alla Regione Abruzzo di rivedere le disposizioni che penalizzano la diffusione delle rinnovabili e di garantire un equilibrio tra tutela del territorio e sviluppo sostenibile. L’Abruzzo ha tutte le potenzialità per essere un modello di riferimento nella gestione delle energie rinnovabili, ma è necessario un quadro normativo che non penalizzi le aree interne e che non imponga vincoli illogici alla transizione ecologica. – Ufficio stampa –