TERAMO – Calandosi nella realtà di qualsiasi campionato, leggendo i numeri, si ha la quasi certezza matematica che sia la maniera più giusta per valutare il rendimento di qualsiasi squadra, anche del Città di Teramo, che non può scendere in campo con il solo blasone che l’accompagna e che continuerà a farlo.
Vincere 7 partite, pareggiarne 2 e perderne una, sulle 10 giocate, equivale alla disputa di un campionato molto buono, nel quale solo una certa Turris Calcio Val Pescara, che ha vinto sempre, può vantare 4 punti di vantaggio con una gara in meno rispetto ai biancorossi. Non sarà casuale che c’è chi, in tempi non sospetti, ha iniziato a fare il conto sulle terze forze, cercando di tenerle lontane almeno 8 punti, fino al termine della stagione, per evitare la semifinale play-off del girone ed approdare direttamente alle finali a tre, tra le seconde dei gironi.
Soltanto uno stravolgimento di logiche calcistiche, potrebbe in futuro rendere completamente sballato quel che appare proprio essere.
La sconfitta con il Fontanelle non necessita di chissà quali letture; il Città di Teramo le ha dovute sempre sudare moltissimo le proprie vittorie, forse anche troppo, non dominando letteralmente mai gli avversari. Ci poteva anche stare che, contro una squadra che aveva già perso immeritatamente sul campo della capolista nel turno precedente, le buscasse: il Fontanelle rigenerato nell’ultima fase da Mino Bizzarri, è squadra che poteva battere il Città di Teramo e lo ha semplicemente fatto, con il punteggio finale di 2-1 (doppietta di Di Sante e rete del momentaneo pari firmata da D’Egidio).
A proposito del marcatore biancorosso: era in panchina, all’inizio, perché non ancora pronto fisicamente, dicono in casa biancorossa.
Noi crediamo che l’ex Taranto, al contrario, anche al 20% della condizione, debba giocare sempre a prescindere e comunque dall’inizio. E’ una nostra considerazione, peraltro riportata con il senno del poi anche se, chi ci segue, sa che queste cose le pensavamo anche prima.
Adesso sarebbe il caso di non fare tragedie sportive, rimettendosi a lavorare alacremente e, soprattutto a vincere.
In Promozione, più di un anno, non si dovrà comunque restare.