TERAMO – “Lezione all’aperto” questa mattina a Teramo, sulle scale del Convitto Delfico, dove si sono ritrovati genitori e studenti per una lettura collettiva e per condividere pensieri ed emozioni. Si è letto un po’ di tutto sulle scale della scuola chiusa, a simbolo della volontà che il luogo dell’istruzione torni a svolgere la sua funzione e per continuare la pacifica, civile protesta perché il Palazzo Delfico riapra e torni ad accogliere bambini, ragazzi, insegnanti e lavoratori della scuola.
Il messaggio è non perdere la ricchezza di una scuola che al suo interno forma un’intera generazione di giovani, dai bambini delle primarie a quelli delle superiori e nei diversi indirizzi di studio. Un patrimonio non replicabile, ovviamente, nelle sedi provvisorie dove verranno ospitati i ragazzi e in altre strutture.
Commovente la parola di due allieve, che hanno ripercorso le loro impressioni alla notizia che la scuola si sarebbe chiusa: “chi non sarebbe stato felice di fare un giorno di vacanza? Ma quello che non sapevamo è quel che sarebbe accaduto successivamente. E’ così che, da un giorno all’altro, ci hanno strappato via la nostra casa senza ridarcela più indietro”. “Ci hanno tolto la scuola, che non era solo un posto in cui studiare”.
E la chiusura della manifestazione con la canzone hit della protesta dei ragazzi per rientrare nella loro scuola, “Il Delfico non può morire“.
Denuncia “lo smembramento di una comunità scolastica che ha nel Convitto la caratteristica unica della verticalità” Simona Olivieri, insegnante impegnata in Teramo Children, che ha due figlie alle elementari e medie di piazza Dante che dovranno andare alla De Jacobis. “E’ una scuola dove i bambini della primaria incontrano quelli delle superiori e delle medie, ed è una ricchezza esperienziale enorme – afferma – che non si può replicare quando i ragazzi sono in luoghi separati e distanti tra loro”.
ASCOLTA SIMONA OLIVIERI
IL DELFICO NON PUO’ MORIRE