TERAMO – Per tutti era Cocolino. Cocolino e basta. Niente cognome. Forse il suo cognome non lo sapevano nemmeno i suoi compagni di squadra, i vari Granata, Tamburri, Crucioli e gli altri che nelle cronache giornalistiche delle partite di calcio comparivano con i loro cognomi. Cocolino no, Cocolino in quelle cronache veniva chiamato con il suo soprannome, che era, appunto Cocolino. Era nato con il numero 11 sulla schiena ed era un’aletta sinistra veloce, scattante, piccola e magrolina, che accanto a Crucioli, che i giornali definivano “erculeo”, sembrava ancora più piccolo di quanto non fosse.
Esordì nel Teramo nel 1933 nel campionato uliciano, chiamato così perché organizzato dall’Unione Liberi Italiani Calciatori, allora antagonista della Federazione Italiana Gioco Calcio, prima di sparire dopo il successo di quest’ultima. Fu per i giocatori teramani una stagione incredibile, e più fortunata non avrebbe potuto essere.
Basti pensare che il Teramo vinse il campionato a punteggio pieno, non solo imbattuto, ma con la rete inviolata, non subendo nemmeno una rete, e segnando una caterva di goal. Il solo Tamburri ne segnò 17, in un numero di partite assai modesto. Ma il Teramo vinceva dovunque, in casa e fuori casa, e con punteggi altisonanti: 10-0 sul Nereto, 3-0 a Mosciano, 3-0 a Montorio, 7-0 con il Silvi, 3-0 a Sant’Egidio, 2-0 a Giulianova, 2-0 in casa con il Mosciano. Cocolino in 10 partite disputate segnò 3 reti, di cui una nella partita vinta 7-0 in casa contro il Silvi. Nella stessa partita fece due assist risolutivi, uno a Pirocchi e uno a Tamburri. Altre quattro partite Cocolino le giocò, sempre come ala sinistra, in Prima Divisione Abruzzese, nell’Interamnia della stagione 1936-37, senza mettere a segno nessuna rete. Complessivamente, totalizzò 14 partite e 3 reti.
Quando si ritirò, Cocolino si vide affibbiare un altro soprannome, “lu pellàre”, perché impiantò una conceria di pellami, annessa alla sua abitazione, al Campo della Fiera, prima della discesa verso il Tordino, a cento metri da casa mia e a cinquanta metri dalla casa dove nel 1937 nacque un’altra ottima ala (destra) del calcio teramano, Guido Vallone.
Che “lu pellare”, ex Cocolino, si chiamasse Angelini, lo scoprii il giorno in cui il suo feretro passò davanti a casa mia, negli anni ’60, il giorno del suo funerale. Qualcuno ricordò che il morto era Cocolino, che aveva giocato nel Teramo e che il suo cognome era Angelini. Mi feci il segno della croce. Anni dopo lo ritrovai in alcune vecchie cronache giornalistiche, indicato non con il cognome, Angelini, ma con il uso soprannome, Cocolino, come nel ritaglio allegato a questo medaglione, relativo al 7-0 casalingo con il Silvi nella partita giocata domenica 26 marzo 1933.