Con l’annullamento da parte della Asl del project financing proposto dalla ditta Pizzarotti è stato confermato che erano concreti i dubbi avanzati dai Comitati di Quartiere di Teramo. Adesso lo scrivente Coordinamento auspica che sia rimessa in discussione anche la scelta di Piano D’Accio, come localizzazione nel Comune di Teramo, in base ad un’analisi comparativa seriamente fondata su costi e benefici, non solo di carattere economico-finanziario. La proposta appena bocciata, e non poteva essere diversamente, comportava dei costi per la collettività assai sostenuti; si pensi che solo il canone annuo avrebbe comportato un onere di €10 mln per tutta la durata della concessione (fonte Asl). A tal proposito CI SI CHIEDE: LA ASL PUO’ PAGARE €10 MLN DI CANONE ANNUO
E PERCHE’ NON ATTIVARE UN ALTRO TIPO DI FINANZIAMENTO- Forse perché non è in grado di gestire internamente l’iter procedurale. Basterebbe nel caso adeguare la propria struttura amministrativa. Senza dimenticare che il concessionario avrebbe avuto in dote per la gestione e le manutenzioni circa €42 mln annui (Fonte Asl); somma che avrebbe causato una ricaduta negativa sull’economia teramana. In questi ultimi mesi sul tema, il Coordinamento ha incontrato ripetutamente i rappresentanti delle interessate istituzioni ed in ogni occasione ha ribadito con forza le ragioni della sua opzione per l’area dell’ex Mazzini, quale sito idoneo ove poter allocare il nuovo nosocomio. I motivi principali attinenti la sua scelta possono così riepilogarsi:
– Si al nuovo ospedale di 2° livello in Teramo;
– Si all’utilizzo delle infrastrutture esistenti;
– Si ad un riequilibrio urbanistico della città;
– No ad un ulteriore consumo di territorio;
– No ad un project financing sulla sanità;
– No ad un altro vuoto contenitore di proprietà della Asl.
Queste ragioni sono state recentemente esposte in un incontro con Fioretti, assessore regionale alle politiche sociali, al quale hanno partecipato anche alcune associazioni. L’esponente della giunta regionale ha attentamente ascoltato le argomentazioni del Coordinamento, riservandosi di riportare le ragioni dell’opzione “ex Mazzini” agli organismi esecutivi regionali. Nel frattempo, si sta allestendo un tavolo, composto da organizzazioni sindacali, di categoria , culturali ed ambientaliste, tale che tutt’insieme, in tema di localizzazione del nuovo nosocomio, si possa ben
rappresentare la città nelle sue diverse componenti civiche. A tal proposito dispiace che sull’argomento non si sia ancora pronunciato il sindaco D’Alberto il quale, di contro, ha preferito spostare l’attenzione sulle future caratteristiche del nuovo ospedale a Teramo il quale, per legge, non può che essere di 2° livello. Auspichiamo che il Comune di Teramo, insieme alla Regione Abruzzo ed in accordo con la Asl, dialoghino per porre in essere, ad iniziare dallo localizzazione della struttura, una strategia utile e condivisa dalla città, che abbia come unico obiettivo il miglioramento dell’offerta sanitaria in Provincia di Teramo.
Intanto abbiamo appreso da Lanciotti Gloriano, Presidente della Camera di Commercio di Teramo, che le sedi camerali di Teramo e L’Aquila rimarranno al momento autonome, fino a quando non vi sarà una modifica legislativa, in riferimento ad una pronuncia della Corte Costituzionale. E’ stato scongiurato per ora il pericolo di una fusione camerale. A nostro parere trattasi di una magra
consolazione, almeno sino a quando non vi è certezza normativa. Anche il tema della fusione è stato un “cavallo di battaglia” del Coordinamento che, in accordo con il sindaco e con il Presidente della Provincia di Teramo, aveva espresso la propria opinione in diversi e ripetuti incontri. Anche in relazione a questo argomento, come sui siti archeologici, sulla stazione Enel e sulla rimodulazione del contratto di quartiere Cona, la strada della partecipazione democratica sta dando i suoi buoni frutti. Ci chiediamo: perché non porre in essere la stessa strategia in tema di localizzazione del nuovo nosocomio in Teramo? – Il Presidente Domenico Bucciarelli