Il 2022 è un anno dal valore simbolico particolarmente importante per l’ambiente, poiché ricorrono i duecento anni dalla fondazione dell’Amministrazione forestale italiana. Un’istantanea scattata sull’Italia nel 1822 ci mostrerebbe un Paese frammentato in diversi stati, con una popolazione di meno di venti milioni di abitanti e una gestione delle risorse naturali e soprattutto dei boschi soggetti a pesante e sregolato sfruttamento. In quel contesto, il 15 ottobre del 1822 Carlo Felice, Re di Sardegna e Principe di Piemonte, emanò le Regie Patenti, dedicate alla conservazione dei boschi e delle selve ed alla istituzione del primo nucleo di quella che sarebbe diventata l’Amministrazione forestale. In due secoli di storia le vicende politiche, economiche e sociali hanno prodotto radicali trasformazioni che hanno inciso sui territori e sulle popolazioni. L’obiettivo perseguito per lungo tempo dai Forestali è stato quello di accrescere ed arricchire il patrimonio forestale e di realizzare opere destinate a proteggere i versanti delle montagne dai fenomeni di dissesto idrogeologico. Per questo motivo, a più riprese, sono stati realizzati rimboschimenti in vaste aree, sono stati introdotti metodi di gestione innovativi e la pianificazione dei tagli e sono stati forniti incentivi alla selvicoltura al fine di garantire un costante e lento accrescimento del “capitale foresta” ritraendone utilità, senza alterare gli equilibri naturali. Una porzione dei boschi, dopo l’Unità d’Italia sono stati acquisti al demanio e sono divenuti i nuclei “inalienabili” intorno ai quali sono stati costituiti i primi parchi nazionali, quando già si cominciava a sentire forte l’esigenza di sottrarre parte del territorio ad un’azione troppo invasiva dell’uomo. Due conflitti mondiali e la nascita della Repubblica hanno altresì determinato grandi mutamenti. Alle devastazioni belliche sono succedute le opere di ricostruzione e rilancio economico e un progressivo cambiamento nello stile di vita delle popolazione, cresciuta e urbanizzata. La fotografia del nostro Paese, oggi, ci restituisce una popolazione di oltre sessanta milioni di abitanti, un’economia post industriale e non più legata all’agricoltura (come era stato per secoli). La difesa dell’ambiente ha acquisito, inoltre, una significativa importanza. In Italia disponiamo di 871 aree protette, per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra, circa 2.850mila ettari a mare e 658 chilometri di costa. I parchi nazionali sono 24 e coprono quasi 1,5 milioni di ettari a terra e 71mila a mare; le Aree marine protette, invece, sono 29, per un’estensione di circa 222mila ettari. L’Abruzzo, da questo punto di vista, vanta alcuni significativi primati: sul suo territorio insistono ben tre Parchi nazionali (Abruzzo, Lazio e Molise – Gran Sasso e Monti della Laga e, infine, Maiella) ed una Riserva naturale Regionale (Velino Sirente), cui si aggiungono ben 17 tra riserve naturali e foreste demaniali, attualmente gestite dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità. E’ la regione simbolo di alcune specie di fauna che sono a rischio di estinzione: l’orso bruno marsicano ed il lupo. Inoltre, ha una superficie forestale di circa 390mila ettari che copre oltre un terzo del territorio, caratterizzata da boschi di faggio, rovere, roverella e farnia, cerrete e ostrieti. Quasi la metà di questi boschi sono ricompresi all’interno di aree protette. I boschi di conifere, che si estendono per oltre 20mila ettari sono in gran parte il frutto dell’opera di rimboschimento operata dai Forestali nelle passate decadi. Il patrimonio boschivo nazionale si è accresciuto dai circa 5 milioni di ettari, ad inizio del Novecento, agli attuali 13 milioni, secondo le ultime stime dell’Inventario forestale nazionale. Questo è un segnale importante che riflette anche il progressivo abbandono di vaste aree, un tempo coltivate, ove il bosco sta lentamente tornando a prendere il sopravvento. Va ricordato che le foreste rivestono un ruolo essenziale nel mantenimento della stabilità ambientale: sono gli ecosistemi più ricchi di biodiversità, influenzano il ciclo dell’acqua, contribuiscono a prevenire fenomeni di erosione e frane e a fissare l’anidride carbonica, il principale gas responsabile dell’”effetto serra”.

Il Corpo Forestale dello Stato ha modificato, nel corso del tempo, la propria attività per meglio rispondere a necessità e minacce, costituendo con i propri reparti il presidio e la salvaguardia dei territori, attraverso la prevenzione e repressione dei reati in campo ambientale, forestale e agroalimentare. Il patrimonio umano e professionale stratificatosi nel corso di due secoli non si è disperso, anzi, con la confluenza nell’Arma dei Carabinieri, occorsa nel 2017, si è arricchita e continua ad essere patrimonio del nostro Paese. La presenza dei Carabinieri Forestali sul territorio consente di essere più prossimi e più pronti alle esigenze delle comunità.

In Abruzzo, in particolare, il legame con la popolazione è sempre stato molto forte, in ogni situazione. Nei tristi momenti del terremoto del 2009 e del 2016, quando è stato necessario prestare immediato soccorso ed assistenza; nelle situazioni di emergenza connesse agli incendi boschivi, ove è costante l’attività di prevenzione e controllo; negli interventi finalizzati alla tutela della fauna selvatica, bene prezioso e oggetto di monitoraggio e studio; nella valorizzazione del patrimonio boschivo e degli ecosistemi operata attraverso i Reparti Carabinieri che espletano il servizio nell’ambito dei Parchi Nazionali fino a giungere al sistema delle riserve naturali, cui si è fatto brevemente cenno, che continuano ad essere gestite con oculatezza e passione dai Reparti Biodiversità all’uopo costituiti. Sono solo alcuni esempi di una dedizione incondizionata da parte dei Forestali che pone l’ambiente al centro di ogni utile sforzo e miglioramento, consci che la cura del creato sia una priorità assoluta.

Per rendere omaggio a tutti i forestali che hanno contribuito con il loro lavoro e impegno a rendere più verde e bella la nostra nazione il 15 luglio, alle ore 10:30, verrà celebrata una Santa messa nella Basilica di San Bernardino da Siena a l’Aquila, alla presenza delle massime autorità e della cittadinanza. Sarà un’occasione per raccogliersi intorno al Santo Patrono, San Giovanni Gualberto, monaco vallombrosano vissuto intorno all’anno mille in Toscana. La comunità religiosa da lui fondata ha posto nella preghiera e nel lavoro (segnatamente nella cura dei boschi) i principi cardine del vivere. A Vallombrosa è stata istituita la prima scuola di selvicoltura italiana dopo l’unificazione del Regno e in quei boschi, salvaguardati dai Carabinieri Forestali, ancora oggi vengono ad esercitarsi i giovani studenti delle facoltà universitarie. Il nostro futuro viene da un passato prossimo ove ingegno, applicazione e tenacia hanno consentito di raggiungere i risultati brevemente descritti. Ed al futuro guardano i Carabinieri Forestali ed alle future generazioni cui è necessario lasciare un mondo ancora più bello.