L’AQUILA – Ogni giorno raccogliamo segnalazioni di disagio circa la mancata ripresa dei servizi riabilitativi o
per una parziale riattivazione di essi. Ormai, nel pieno della fase 3 e con i confini nazionali aperti, i servizi essenziali di tipo sanitario restano erogati con frequenze e intensità da piena emergenza.
Chi aveva un percorso riabilitativo specifico per l’autismo da 9 ore, oggi può contare al massimo su 3 ore settimanali. Chi aveva un percorso di 30 ore, oggi deve accontentarsi di 6/9 ore. Franco, ragazzo autistico di 23 anni, aveva prima dell’emergenza un percorso di 25 ore settimanali. Oggi può contare solo su 4,5 ore a domicilio (1,5 per 3 sedute) con conseguenze insostenibili per lui e per la famiglia.
A tutti e da tutti viene offerta la panacea: telemedicina. Un intervento sostitutivo dei setting ordinari che richiede l’utilizzo di un computer o smartphone e una linea dati adeguata, strumenti non sempre disponibili per le famiglie. Un intervento la telemedicina che scarica sui genitori/tutor, l’onere della attività di assistenza alla telemedicina la cui efficacia per alcuni utenti e davvero limitata a pochi minuti di attenzione.
Un intervento dal costo di 60€ l’ora non può più sostituire le prestazioni ordinarie (attività ambulatoriale, attività domiciliare, centro diurno). Un intervento che rappresenta nel campione che ha partecipato al sondaggio il 7,89% delle prestazioni erogate nel post emergenza.
L’ordinanza n. 71 emanata dal Presidente della Regione Abruzzo l’8 giugno 2020 chiarisce modalità e termini del ripristino di servizi sociali e assistenziali che nulla hanno a che vedere con i servizi di tipo sanitario già normati con ordinanze precedenti. Tali servizi sanitari (attività riabilitative, centri diurni per l’autismo, ecc.) afferiscono ai LEA, Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria, e sono diritti ineludibili per gli utenti.
La normativa nazionale e quella regionale indicavano al 18 maggio 2020 il termine per il ripristino delle prestazioni sanitarie esistenti pre-covid. Invitiamo le istituzioni preposte, le ASL e tutte le altre associazioni attive nel mondo della disabilità a vigilare e segnalare le inadempienze e, soprattutto, a ripristinare tutti i servizi attivi prima dell’emergenza, come peraltro previsto da tutti i decreti finora emanati. In caso di difficoltà organizzative di asl e/o strutture accreditate occorre comunque assicurare il servizio riabilitativo attraverso servizi in urgenza, comunque previsti dai provvedimenti normativi.
Una fotografia della situazione regionale ad oggi si evidenzia con chiarezza dal sondaggio da noi proposto. 84 risposte complessive danno per ogni ASL una tendenza importante. Mediamente, il taglio delle prestazioni è pari al oltre il 57% sul territorio regionale, toccando la punta del 73,89% per la ASL Teramo: 9 le sedute di telemedicina riscontrate nel campione per la ASL di Chieti, 8 per la ASL di Pescara e 7 per quella di Teramo. Delle prestazioni erogate post-covid la telemedicina rappresenta il 7,89% sul campione.
Il ritardo nel ripristino dei servizi riabilitativi e nei servizi assistenziali sta ulteriormente danneggiando la qualità della vita delle famiglie con disabilità. Tali ritardi compromettono il duro lavoro svolto negli anni a discapito dell’impegno delle strutture e delle famiglie.
Il periodo di emergenza ha costretto tutti a perdere diritti fondamentali oltre che subire una limitazione marcata della propria libertà. La fase 3 deve assolutamente ripristinare ciò che era erogato prima dell’emergenza.