Radio Cerrano Web, la digital Radio “del Parco”, in diretta anche su facebook,  nel programma condotto in studio da Marina “Lamari” Ciferni, ospita questo pomeriggio dalle 18,30 la presentazione del nuovo libro di Leo Nodari “Y todo el pueblo cantò” dedicato a Diego Armando Maradona. Radio Cerrano Web nata dalla passione di un gruppo di amici, che ha condiviso il periodo delle prime radio libere italiane, e’ una radio senza fini di lucro, che propone il territorio, con la trasmissione di eventi a carattere turistico, ambientale e socio culturale.

Un appuntamento da non perdere, proposto da quella che ritengo in questo momento la migliore radio del territorio teramano, per parlare di uomo e di un calciatore che ha cambiato per sempre l’immaginario collettivo del mondo del pallone, con le sue magie, con la sua classe, con i suoi eccessi e le sue grandi debolezze. E’ stato il più grande di tutti e non potrà mai morire Diego Armando Maradona il dio del calcio, Il “pibe de oro”, Il “10” più amato della storia con le sue folli giocate, calciatore unico e irripetibile. Sarà sempre tra noi “la mano de dios” . Ricorderemo sempre il “Borges della pelota”, l’uomo vero, generoso, esagerato, polemico, ma mai reticente. E sempre a testa alta. Sempre senza freni. Profeta del gol cresciuto senza allenatori. Con il rispetto da conquistare ogni giorno, giocata dopo giocata, rete dopo rete. . Quando sei stato Maradona puoi frequentare solo gli inferi, e le divinità, oppure nessuno. La morte di Diego non è un boulevard al suo tramonto, non c’è la vite da star, ma solo nell’autodistruzione Diego trova la sua via maestra. Del giocatore, immenso e unico, praticamente una divinità, quasi non vale la pena parlare. Sarebbe ovvio, superfluo. Sarebbe come voler dire chi era Gesù Cristo. Trasfigurato dalla sua stessa gloria, probabilmente e semplicemente il più grande calciatore di tutti i tempi, Maradona è stato Uno e Due. Uno: il migliore e basta. Due: il perduto, lo smarrito. La prima vita di Diego resta immortale, e si può dire conclusa nel 1994 quando ai mondiali americani venne trovato positivo all’antidoping. Quel giorno, dopo il famoso urlo nella telecamera che era un ruggito, un barrito, il verso dell’animale tornato re di ogni foresta e di ogni savana, Diego Armando Maradona cominciò la sua morte prolungata come la “rottura” dei cavalli da corsa. Quando si comincia, non si finisce più. Nulla, di questa sua seconda vita coerente col disastro e lo sperpero di sé, ha avvicinato la meraviglia e l’estasi della sua prima vita. Anche di morire, a volte, non si finisce più. Ma se sei stato Maradona, cosa potrai mai essere dopo? Cosa potrai chiedere di più? Proteggerlo da se stesso è stato impossibile. La strada era segnata. E anche il verso. Un intero libro non basterebbe a descriverne il carattere e le mille sfaccettature di un uomo che ha cambiato per sempre l’immaginario collettivo del mondo del pallone, con le sue magie, con la sua classe, con i suoi eccessi e le sue grandi debolezze. E’ stato il più grande di tutti. La sua umanità, è la caratteristica che gli ha permesso di diventare prima icona, poi leggenda, infine mito. Amato dal popolo, perché uno del popolo. Se sei il migliore di tutti tempi non lo decidono gli esperti, i tecnici, ma la gente, e Diego è per acclamazione il miglior calciatore di tutti i tempi. Da Villa Fiorito, quartiere povero alla periferia di Buenos Aires, ad entrare nella storia, il passo non è breve. E’ un cammino costellato dalla conquista di vette irraggiungibili, e di cadute pesantissime, dal quale sarebbe (il condizionale è d’obbligo) stato difficile per chiunque rialzarsi. Il tutto accomunato da un unico filo conduttore: un talento pazzesco mai visto prima in nessun giocatore. Si è liberi di credere o meno nell’esistenza di un Dio ordinatore dell’Universo, ma non si può mettere in discussione che in quel sinistro ci sia stato qualcosa di divino. Genio e follia, opulenza e decadenza. I gol impossibili, il pazzo amore della gente. La cocaina, i comportamenti da star capricciosa, la fuga, la squalifica. Maradona è stato l’unico a cambiare il destino di una città, senza riuscire a cambiare il proprio. La tossicodipendenza, la depressione, i problemi di salute. La morte che ci annichilisce tutti. Sempre danzando sul confine tra una vita perduta e una morte scontata. “Vivendo”, come avrebbe detto il poeta. Però il poeta era lui.

Andrea Romano