Il Presepe, non l’albero, è il segno distintivo del Natale. Il presepe è la rievocazione artistica del più grande avvenimento della storia: la nascita di Gesù, il Salvatore del mondo, “Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare fra noi”. Ed è una rappresentazione simbolica che ripropone visivamente importanti valori morali dell’umanesimo cristiano: la sacralità della vita umana nascente, della maternità della donna e della famiglia; la pari dignità di figli di Dio delle persone umili, i pastori, chiamati per primi ad incontrare Gesù bambino e a ricevere il suo annuncio di salvezza; la generosità nell’aiutare chi è nel bisogno; la dignità del lavoro manuale, rappresentato nel presepe dall’attività dei pastori, dei contadini, degli artigiani, dei pescatori, dei venditori; la pace e la pacifica convivenza fra popoli diversi nell’annuncio degli angeli “Pace in terra agli uomini di buona volontà”; l’accettazione dei doni portati dai rappresentanti di altri popoli e culture come i Magi venuti dall’Oriente; il rispetto e l’amore per la natura creata da Dio che nasce sotto il cielo stellato, la campagna, le montagne, i corsi d’acqua raffigurati nel presepe e per gli animali, chiamati anche loro a popolare la scena della Natività, per riscaldare con il fiato il Bambinello e fargli compagnia. San Francesco nell’anno 1223 lo creò per fare di Greccio la nuova Betlemme attraverso una scena della nascita di Cristo resa viva e palpitante.
Nel presepe si onora la semplicità, si esalta l’umiltà, si travalica la stessa fede cristiana per farne segno universale per tutti gli uomini e le donne . Il presepe non è solo un simbolo della tradizione. Fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. Se è vero che ognuno di noi deve farsi portatore della bella notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù, e il suo amore con concrete azioni di misericordia, di fronte al presepe, non c’è bisogno di tante parole. Come ci ricorda Papa Francesco, che ha fatto sua la tradizione del presepe, il mirabile segno così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù. Equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti da Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo.
Dovunque e in qualsiasi forma, piccolo, grande, bello, brutto, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi. Il presepe non chiede parole. Guardandolo siamo chiamati a riflettere sulla responsabilità che ogni cristiano ha. “E’ presepe” quando ognuno di noi si fa portatore della bella notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore con concrete azioni di misericordia. Attraverso il Presepe viene annunciato il Vangelo, la dimensione della semplicità. Perché è tutta qui la chiave: davanti a questa rappresentazione dobbiamo scoprire quanto sia importante per la nostra vita, così spesso frenetica, trovare momenti di silenzio, di speranza, di carità e di preghiera. Lasciamo le parole ai dotti, ai sapienti, ai tuttologi che criticano il presepe, e tutto, per non guardare allo specchio la loro misera vita.
Noi, che tra mille contraddizioni ci diciamo cristiani guardiamo invece ai Magi. Insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Davanti a Lui comprendono che Dio guida il corso della storia. Non è importante come si allestisce il presepe, se è grande o piccolo, ricco di statuine o povero, di plastica o legno o ceramica, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dal presepe, Gesù proclama, con mite potenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato. Sta a noi, a ciascuno di noi, promuovere una nuova società, una nuova economia, un mondo in cui ogni persona abbia piena dignità, una prossimità ed una solidarietà vissute senza misura, la pace la giustizia come segni inequivocabili di una rinnovata umanità.