Capita a volte di costatare che la evoluzione scientifica e sociale, pur ragguardevole nell’arco di un secolo, non dimostra di aver compiuto quei passi in avanti in quanto a servizi resi alla persona che pure ci si sarebbe dovuto attendere.
Credo che a molti non sia noto che Teramo nell’arco degli anni dal 1925 al 1931 si dotò di un Dispensario di Igiene Mentale, autentica novità in tema di prevenzione che aveva appunto l’intento di contrastare l’insorgenza dei disturbi psichici.
Questa istituzione sanitaria era davvero innovativa all’epoca, se si pensa che Teramo fu il quinto Dispensario del genere in Italia, dopo Milano, Arezzo, Venezia ed Ancona.
Questo servizio fu inaugurato il 14 aprile 1928, per poi essere esteso anche alle popolazioni di Chieti e Pescara, che facevano riferimento, per le necessità del caso, all’Ospedale Psichiatrico di Teramo.
Non possiamo dimenticare che in quel periodo la direzione dell’Ospedale Psichiatrico di Teramo era stata affidata a Marco Levi Bianchini, uno psichiatra proveniente da Rovigo, conoscitore della lingua tedesca, traduttore delle opere di Freud, che il 7 giugno 1925 aveva fondato proprio a Teramo la Società Italiana di Psicoanalisi.
Oggi istituzioni simili non sono più operanti al livello territoriale, almeno non in quella misura..
Anche nell’intento di riscoprire quelle antiche realizzazioni che avevano avuto Teramo per epicentro, è sembrato opportuno all’avv. Luca Pilotti, consigliere comunale di Teramo, di proporre la istituzione di laboratori per la formazione delle arti terapeutiche, finalizzate a contrastare il disagio psichico.
Oggi come allora Teramo raccoglie la sfida del momento che stiamo attraversando e vuole rendersi interprete delle necessità psichiche dei suoi abitanti, che hanno dovuto sopportare le traversie del covid.19, il lockdown e la crisi che ne è susseguita.
L’Ospedale Psichiatrico di Teramo va incontro a questa sua “rinascita” grazie alla sinergia concretizzatasi tra Regione, Azienda Sanitaria Locale, Università degli Studi e Comune di Teramo.
L’avv. Pilotti è intenzionato a promuovere lo sviluppo di uno spazio che riassuma le gloriose effigi del passato in modo che non si perda la memoria storica di Levi Bianchini ed al tempo stesso, prenda forma un percorso didattico ed educativo finalizzato a contrastare i disturbi mentali e, in particolar modo, i disagi esistenziali che sorgono certamente per effetto delle precarietà culturali, economiche, relazionali del nostro tempo.
L’auspicio è che davvero l’antico Ospedale “Sant’Antonio Abate” riassuma quel ruolo importante che aveva ricoperto per sette secoli e che possa tornare ad esercitare una funzione propulsiva che si manifesterà sotto il profilo culturale, ma al tempo stesso sappia essere attrattivo per tante presenze che animeranno così il centro storico della città.
Ernesto Albanello