TERAMO – Il quarto, e ultimo appuntamento, dopo quelli del 1° luglio a Mosciano S. Angelo, del 28 ottobre in Atri e del 30 dicembre a Giulianova, relativo alla presentazione del libro di DUILIO SHU e ANTONELLO CIABATTONI, “Un grande moscianese del passato: il notaio Anzellotti di Mosciano (XIV-XV secc.), attraverso i manoscritti dello storico Nicola Sorricchio di Atri”, si terrà giovedì 11 aprile 2024, alle ore 18:00, presso la Biblioteca Regionale “M. Delfico” di Teramo. Dopo il saluto delle autorità interverranno il prof. arch. Josè Maiorani, presidente dell’Associazione “Citta Aperta” di Roseto degli Abruzzi, gli autori prof. Duilio Shu e prof. Antonello Ciabattoni; la prof.ssa Ida Mastrilli, in veste di coordinatrice dell’evento.
L’interrogativo che sorge sicuramente spontaneo nella mente del lettore di fronte al soggetto trattato in questo volume è chi mai fosse il notaio Anzellotti da Mosciano e quali siano – come si legge
dalla presentazione della prof.ssa Rossana Torlontano, coordinatrice scientifica dell’Edizione digitale dei manoscritti di Nicola Sorricchio – le ragioni che hanno spinto gli autori a dedicare a questo personaggio, praticamente sconosciuto, uno studio monografico. Il nome del notaio Anzellotti è legato ai dieci frammenti di una cronaca, riferibile ai primi anni del XV secolo, che avrebbe redatto quando giunse a Mosciano, verosimilmente al seguito degli Acquaviva in veste di notaio. L’esistenza di queste memorie manoscritte sono note alla storiografia già nel Settecento e vengono ricordate dallo storico Nicola Sorricchio di Atri all’interno di entrambe le sue raccolte intitolate “Monumenti Adriani” e “Annali Acquaviviani”. Il compito specifico degli autori è stato proprio quello di dimostrare, attraverso una comparazione storica e linguistica con le fonti del XV secolo, la veridicità delle memorie annotate e rievocate dal notaio.
Ma forse la qualità maggiore, che rende questo testo ancor più singolare, risiede nel fatto che esso si presenta come il primo risultato di una ricerca che trae i fondamenti dalla lettura e dallo scandaglio effettuato sui manoscritti di Nicola Sorricchio, all’interno dei quali è stato possibile rintracciare l’identità di Anzellotti fino ad ora mai esplicitata con altrettanta chiarezza in nessun altro testo noto. Non si può dunque che esprimere apprezzamento per il meritorio lavoro di ricerca svolto dagli autori in questo volume, con il quale viene recuperato un ennesimo capitolo della storia
regionale e più in generale del Mezzogiorno d’Italia che ha ancora necessità di essere conosciuta dal largo pubblico.