GIULIANOVA – Oggi abbiamo il governo più a destra della storia della Repubblica. E presieduto da Giorgia Meloni, leader dei fratelli d’Italia, che nel passato ha avuto l’improntitudine di firmare un progetto di legge per cancellare la legge Mancino, che punisce severamente chi opera per ricostruire il partito fascista; che ha risposto picche alla richiesta della senatrice Segre di togliere dal simbolo la fiamma tricolore; che è legata a filo doppio alla nazionalista Le Pen e ai sovranisti polacchi e ungheresi, che guardano all’Europa con diffidenza ed hanno cercato in mille modi di sabotare il PNRR.

Il governo della Meloni ha fatto fino ad oggi 12 condoni, che costano all’erario 4 miliardi di euro. Ha creato il caos sul super bonus (migliaia di imprese edili rischiano il fallimento). Ha cancellato il reddito di cittadinanza, che invece doveva essere mantenuto con le opportune modifiche. Ha annunciato l’autonomia finanziaria: una jattura per il Mezzogiorno. Ogni giorno che passa dimostra di essere sempre più incapace di affrontare la sfida del clima,
nonostante il forte monito di Mattarella.

A Cutro, in Calabria, a pochi metri dalla costa un barcone in legno fa naufragio: 100 disperati, tra cui tanti bambini, sfuggiti alle violenze dei talebani muoiono annegati. La guardia costiera non è intervenuta. Avrebbe dovuto, ma non l’ha fatto. La presidente del Consiglio, che ha sempre considerato la migrazione un fenomeno da respingere, anche in quest’occasione ha dimostrato il suo cinismo e la sua inadeguatezza. Se l’è presa con i genitori che non dovevano far correre un rischio così grave ai propri figli. Una vergogna!

Nelle settimane scorse si è tenuto il congresso del PD. Gli iscritti in maggioranza si sono espressi a favore di Bonaccini. I votanti dei gazebo hanno ribaltato il risultato. Questo vuol dire che il PD è un partito che non ha le antenne alzate. Il gruppo dirigente non sa quello che pensa il suo popolo. È stata eletta la Schlein, una giovane donna che ha portato una ventata nuova nel partito. In pochi giorni oltre 10.000 sono i nuovi iscritti. Bonaccini ha accettato la sconfitta e si è detto subito disponibile a collaborare. Ed ha assunto l’incarico di presidente.

La verità è che il partito democratico non viene più percepito come forza di sinistra. Prende voti nei quartieri bene ed è ininfluente nelle periferie dove vivono le classi meno abbienti. Per riconquistare credibilità e fiducia il PD deve invertire rotta. Deve avere il coraggio di cancellare i potentati, i capicorrente, le rendite di posizione. L’obiettivo è quello di costruire un partito nuovo, con gente nuova. Una forza che sia capace di rivelare alle masse popolari quali valori intende incarnare, che sappia interpretare le esigenze, i bisogni, le aspirazioni della gente più debole e bisognevole di aiuto. Mi rendo conto che non sarà un’impresa facile. Occorre uno sforzo straordinario e soprattutto tanta umiltà.

E il tempo di superare le divisioni e di ricostruire la sinistra quale blocco sociale di riferimento. Riconoscere gli errori, i limiti e le insufficienze del proprio operare è importante, ma non basta. Bisogna bandire l’arroganza, i pregiudizi, i settarismi e puntare sull’unità di tutte le forze democratiche e progressiste. Bisogna creare un’alleanza duratura, non episodica, che abbia al centro la vigilanza della Costituzione, la difesa dei diritti civili, la lotta contro le disuguaglianze, la salvaguardia dell’ambiente, un nuovo modello economico che garantisca lo sviluppo e soprattutto la piena occupazione. Sono convinto che la sinistra e insieme i partiti del centro sinistra hanno bisogno di organizzazioni politiche vere, di popolo. Senza un’organizzazione politica radicata, senza una leadership diffusa, senza i militanti di base che debbono sentire forte e netto il senso di appartenenza e lo spirito di solidarietà, non si va da nessuna parte. La sinistra nel suo insieme non regge soltanto sulla base di un programma, ma ha bisogno di un’anima. Qui si innesta il discorso dei valori, ovviamente di valori possibili e non da predicare nel deserto. Valori che vengono dalla cultura tradizionale della sinistra, ma anche valori che appartengono alla cultura cattolica e ambientalista.

La politica non vive senza grandi aspirazioni. In particolare la sinistra ha bisogno di un orizzonte, che sappia parlare alla mente e al cuore, alla ragione e al sentimento. Il riformismo non è sinonimo di pragmatismo. Il riformismo trova il suo alimento negli ideali, che certamente possono affermarsi soltanto attraverso una gradualità. Con un lavoro di lunga lena si possono creare le condizioni per costruire un’alternativa vera e credibile alla destra partendo dai problemi della gente. C’è bisogno di una sinistra che oggi non c’è. Si deve saper conciliare un forte pluralismo culturale con una forte democrazia di base. Bisogna far tornare protagonisti i cittadini, i lavoratori, soprattutto i giovani. La riscoperta della politica è fondamentale per la democrazia.

Politica non come spartizione di potere, ma come aspirazione e azione per il cambiamento. Se si vogliono attrarre giovani e meno giovani, la sinistra nel suo insieme deve tornare ad essere luogo di dibattito e soprattutto di elaborazione di idee e di progetti. Mi auguro che a partire dai prossimi giorni si sviluppi all’interno della sinistra e nel Paese un dibattito politico, che aiuti a costruire una strategia sulla quale impegnare le forze socialiste, laiche, cattoliche e ambientaliste interessante a portare avanti un progetto di profondo rinnovamento economico, sociale, civile della società italiana.

La sinistra a Giulianova è divisa, lacerata al suo interno. Il partito democratico non è rappresentato in Comune. È la prima volta che il PD, che molti considerano l’erede del PCI, non ha un consigliere. A questo punto, domando io: “E’ stata fatta l’analisi del voto? C’è stato un momento autocritico per individuare limiti, insufficienze, errori? Il problema non si risolve gettando invettive contro Tizio e contro Caio. Bisogna smetterla di spararsi a palle infuocate. Bisogna fare uno sforzo di obiettività: abbandonare i personalismi e guardare al presente per costruire il futuro. Al congresso, anche a Giulianova, i voti degli scritti è stato contraddetto dal popolo. Su questo bisogna riflettere.

Il PD deve tornare tra la gente. Bisogna approntare un piano di lavoro, che preveda assemblee e incontri nei quartieri. È necessario aprire una fase di ascolto, che consenta di entrare in sintonia con il sentire delle masse più profonde. Bisogna, per così dire, censire i problemi che angustiano e affliggono i lavoratori e i giovani. Per riprendere il cammino si ha bisogno di tutti. Tutti-nessuno escluso-sono necessari. Soltanto con l’unità del partito e con il concorso di intelligenza e di esperienza di tutte le forze progressiste si potrà risalire la china. – On. Antonio Franchi –