TERAMO – Il direttore del dipartimento di Assistenza territoriale, Valerio Filippo Profeta,  facente parte della task force della ASL di Teramo sull’emergenza coranavirus nel corso di un’intervista nel contenitore di Teleponte “Dentro la Notizia” parla a tutto tondo delle problematiche inerenti l’organizzazione.

Non è che non ha funzionato qualcosa prima, eravamo già sufficientemente pronti da febbraio. Noi avevamo avuto un incremento lineare nei primi giorni, poi ad un certo momento l’incremento è diventato esponenziale. La contaminazione del Mazzini è stata molto enfatizzata. Il fenomeno che ha interessato l’Ospedale di Teramo è stato del tutto marginale. Non è stata una cosa imprevedibile o imprevista, lo avevamo messo in conto, tanto è vero che la Asl si era dotata di sistemi di sanificazione degli ambienti alquanto innovativi, avendo acquistato il materiale necessario. Le nostre misure di sicurezza, i nostri protocolli li abbiamo messi anche sotto osservazione di professionisti terzi, come l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, i quali li hanno ritenuti idonei”.

Per Profeta la macchina aveva solo un problema non era rodata: “Eravamo pronti ma non avevamo fatto alcun rodaggio, dovendo spingere al massimo, qualche piccola problema c’è stato ma siamo in via di risoluzione. Stiamo facendo la messa a punto”.

Il ruolo della task force e il cambio di passo. “C’è stato per due motivi: alcuni argomenti non possono essere affrontati da una unità di crisi di 15 persone. Caso vuole poi che tutti i componenti del gruppo di lavoro c’è coesione. In questo il direttore generale Maurizio Di Giosia ci ha visto bene”.

Profeta poi stempera le polemiche sulla mancanza dei dispositivi di protezione individuale. “Dobbiamo distinguere i campi di applicazione, i dispositivi devono essere correlati alla mansione. Non che tutti quanti ne hanno bisogno. Nella nostra azienda sicuramente hanno avuto più protezioni di quanto la norma lo consenta… Non c’è mai stata una carenza per gli operatori più esposti, ma una razionalizzazione. Sono state fornite con oculatezza

Sui tamponi e reagenti. “Grazie a contatti personale del Dottor Di Giosia e del Dottor Picone abbiamo superato la crisi di questi giorni. Anche sui DPI abbiamo avuto poca collaborazione dalle strutture che dovevano collaborare”.

Il riferimento di Profeta è alla Protezione Civile Nazionale dicendo che talune zone sono state privilegiate rispetto ad altre: “In Abruzzo magari si è prediletto Pescara…”

Sul numero di tamponi: “Il tampone a tappeto non è immaginabile, in primis per motivi logistici. Attualmente facciamo all’incirca 400 tamponi al giorno, coprendo più di due terzi del lavoro dell’Istituto Zooprofillatico Caporale. Poi ci sono i motivi scientifici: in epidemiologia se voglio fare uno studio sul territorio faccio uno studio campionatorio. Ma ora siamo in emergenza.”

Su Silvi si sta valuntando di intervenire in maniera più massiccia: “Una maggior numero di tamponi, perchè le indagini di laboratorio ci inducono a ritenere che le situazioni di rischio siano maggiori che in altri centri.” Intanto si sta proseguendo sulla Val Fino.

7 sono gli equipaggi della Asl che effettuano il servizio.

Sulla tempistica dei risultati Profeta smentisce che ci siano ritardi di oltre 10 giorni a partire dalla richiesta. “Arrivano 200 richieste al giorno dai medici di medicina generale sia di primo tampone sia di test di controllo… forse alcune richieste sono improprie”

Dalla prossima settimana comunque, dal 15 aprile, la Asl di Teramo si doterà comunque di un applicativo informatizzato per uniformare le procedure: “Un programma per la gestione delle richieste e delle risposte”.

Ma per accelerare le pratiche, in taluni situazioni pensare a tamponi a pagamento? “Non sono garantiti. I privati non hanno l’expertise necessiario per garantire le risposte. Molti si propongono, ma dietro ci sono solo inganni. C’è dietro una sorta di business. Bisogna diffidare da chi propone una diagnosi a pagamento, perchè non è attendibile”.

E i test sierologici? “Sono utilizzabili a fini statistici per indagini epidemiologiche, danno falsi negativi ma anch falsi positivi, quindi non sono del tutto affidabili. Questi test hanno un fine epidemiologico non diagnostico. Tuttavia sto seguendo l’evoluzione del test, tenendomi aggiornato“.

 

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