TERAMO – Ci sono un centinaio di cose che non abbiamo apprezzato nel governo calcistico dell’ex proprietario del Teramo Calcio; sono note per chi ci segue e non intendiamo ricordarle.
Una riflessione sull’uscita dai quadri societari, invece, la facciamo, perché questa compete non ad uno sconfitto ma a chi, nei fatti, ha governato l’addio (perché tale è – ndr -) come meglio non avrebbe potuto.
Sarà stato bene indirizzato? Crediamo il contrario, perché se qualche consiglio disinteressato l’avesse ascoltato nel corso degli ultimi due anni, forse la storia pallonara di quello che era stato l’emblema del sogno di un’estate, sarebbe stata diversa. Tale restò, invece, soltanto nel 2019 e gli bastò; probabilmente comprese subito d’essere un imprenditore non appartenente all’azienda anomala “calcio professionistico”, tant’è che non ne farà mai più parte attiva, ne siamo certi…
Nell’estate dei sogni, disse: “Se in due o tre anni non centrerò gli obiettivi, mi farò da parte“: lo ha fatto, anche se è altrettanto vero che ha provato a centrarli solo nella prima stagione. Se avesse potuto si sarebbe già fermato nell’estate della pandemia piena, quella successiva, ma non lo ha fece: magari lo pensò davvero, ma non lo fece, anche se la tifoseria biancorossa visse due estati non da ricordare.
Il voler mollare, l’esserci riuscito, sa di ragionata lungimiranza: ha portato avanti un secondo campionato durissimo sotto ogni profilo e gliene va dato atto, ha valorizzato il valorizzabile, ha ceduto il cedibile e anche più ed ha ricostruito senza spese il prossimo futuro, lasciando agli “eredi” la condizione ideale per lavorare al meglio.
Crediamo che il grazie di ekuonews possa essere condiviso da molti, anche se noi aggiungiamo “…finalmente si volta pagina“.