L’acqua, bene pubblico indisponibile, fonte primaria di sviluppo, è il misuratore più efficiente della democrazia.
Per questo, oggi alle ore 11,00, moralmente sarò alla manifestazione della casa del popolo che si terrà a Teramo presso la sede della Ruzzo Reti SpA, (Piazza Garibaldi) .
L’acqua è “l’oro blu”: un tesoro che dovrebbe essere gestito con la massima cura e che invece viene dilapidato. Dovrebbe generare ricchezza, invece è il monumento allo spreco, è l’icona della povertà, la prova di una gestione mafiosa, di una politica incapace e inconcludente e, insieme, la cifra civile di una società afona, senza speranza, senza più la capacità di organizzare la propria esistenza.
L’acqua costa tanto dove la criminalità è più organizzata, ha un flusso invece costante nei luoghi in cui la società civile è forte, e la classe dirigente deve dare prova di livelli di efficienza più elevati.
L’acqua non può essere ostaggio del consociativismo clientelare di politici trombati che diventano dirigenti incapaci. Basta con i portaborse leccaculo che fanno lievitare i costi sulla pelle dei cittadini. Basta con i personaggetti che vivono in ginocchio, lingua lunga e ben distesa.
Basta!” alla impostazione privatistica che ha il solo obiettivo di realizzare profitti lucrando su un bene comune come l’acqua a scapito della qualità del servizio, della risorsa naturale e delle tasche dei cittadini che vedono aumentare le bollette. I cittadini italiani si sono già espressi su questo.
“Basta!” con i servizi decisamente scadente e che difettano in trasparenza, con una rete di distribuzione, in condizioni precarie per vetustà e mancanza di manutenzione.
“Basta!” con i conguagli illegali, e con gli acconti legati ad ipotesi di consumo. Basta con i conguagli “fuori tempo massino”, con cifre esorbitanti per il trimestre di riferimento. La legge è chiara e non interpretabile : i gestori del servizio idrico (come da delibere “arera” Ente regolatore nazionale energia e acqua), devono leggere almeno due volte l’anno i contatori. Se non assolvono questa loro funzione – per negligenza dell’Ente – la loro colpa si riversa interamente sui cittadini. La prescrizione per le bollette dell’acqua, nei casi in cui il gestore sia in ritardo con la notifica della bolletta, dal 1 gennaio 2020 è infatti ridotta da 5 a 2 anni. Una magra consolazione è la rateizzazione. Poi, nel delicato momento di pandemia che stiamo vivendo, è vergognoso assistere alle interminabili file agli sportelli.
Basta : un bene comune prevale se prevalgono modelli di gestione dove la politica con la “P” maiuscola e la partecipazione si impongono e prevalgono sull’economia. Sull’egoismo di pochi dirigenti arruffoni. I beni comuni, per essere tali necessitano di politiche economiche ecologiche e di libero accesso. I beni comuni si contrappongono all’idea escludente del concetto di proprietà privata. Per dirla in modo semplice, pago e dunque consumo. L’acqua in questo modo semplificato è spesso percepita come un prodotto, dunque, un bene di consumo.
Basta. L’acqua dev’essere economica, per tutti, condivisa, dev’essere resa abbondante, dev’essere pulita, dev’essere risparmiata, rispettata. Dev’essere valorizzata e disponibile per tutti. È importante far capire la fortuna che abbiamo ad averla in abbondanza. Devono essere messe in campo azioni istituzionali che coinvolgano gli utenti e i lavoratori.
Invece è in vendita da molto tempo per saziare l’arroganza e l’ingordigia di pochi ruffiani del sistema politico marcio che ci si nutre e ci si abboffa. Così l’acqua oggi è violentata, vilipesa. L’acqua è un dono di Dio, non può essere considerata come un prodotto per la vendita. E non possono applicare all’acqua la stessa logica che applicano ai beni di consumo realizzati dalla manifattura. Se applichiamo quella logica, violentiamo l’idea stessa di natura; violentiamo un gesto unico prezioso e rivoluzionario, quello del dono.