TERAMO – Il sistema sanitario italiano, dopo aver patito 37 miliardi di tagli negli Anni Dieci, è stato duramente colpito dall’emergenza Covid. La pandemia ha stravolto i bilanci regionali e causato ritardi nell’erogazione di servizi che le ASL ancora faticano a recuperare. Infatti, alla grave carenza di personale e di risorse economiche, si sono aggiunti nuovi bisogni di salute, anche psicologica, che il sistema fatica a gestire. Contrariamente a quanto si sperava, il Covid non ha riportato la salute  al centro dell’attenzione della politica. Con la fine dell’emergenza, i fondi destinati alla sanità sono stati dirottati, l’ultima legge di bilancio non prevede nessun intervento o riforma strutturale. Neppure le risorse del PNRR potranno fare molto se non si agisce sulla spesa corrente. L’assenza di investimenti per assumere nuovo personale porterà ad una progressiva perdita di professionisti in grado di fornire servizi di qualità, portando le regioni a rivolgersi ad aziende private, con una conseguente perdita di controllo e un maggiore esborso di denaro pubblico. La Regione Abruzzo, per esempio, malgrado i segnali incoraggianti seguiti al lungo commissariamento, rischia che la sanità locale piombi nuovamente nel caos a causa del sistema di autonomia differenziata proposto dall’attuale Governo. 

Il rischio è che i cittadini vedano, man mano, scomparire il loro diritto costituzionale alla tutela della salute. L’inefficienza porterà a tempi di attesa insostenibili che indurranno i più abbienti a rivolgersi ai privati, dando vita al cosiddetto “universalismo selettivo”, già endemico in molte regioni d’Italia. Questa prospettiva, oltre a determinare la fine di una importante conquista sociale, avrà serie ripercussioni sulla crescita economica del Paese e sulla sua stabilità sociale – Giorgio D’Ignazio, Segretario Rigenerazione Democratica Abruzzo