TERAMO – Si è svolta stamani, presso i “Giardini Giuseppe Micheletti” di Teramo , la cerimonia commemorativa del Giorno del Ricordo, organizzata dal Comune. Il sindaco Gianguido D’Alberto, alla presenza delle massime autorità, ha deposto una corona d’alloro in memoria delle vittime delle Foibe e reso omaggio agli esuli dei territori dove si verificarono i drammatici eventi post-bellici.
Dopo il discorso del primo cittadino, il consigliere comunale Franco Fracassa ha portato un ricordo della figura di Giuseppe Micheletti e a lui ha fatto seguito il consigliere Pasquale Tiberii che ha letto la preghiera dell’esule.
Il discorso del Sindaco per il Giorno del Ricordo 2023 – L’orrore delle Foibe ha rappresentato, per troppi anni, una pagina dimenticata della nostra storia nazionale. Una tragedia figlia della guerra e di un odio cieco, che dobbiamo continuare a ricordare perché quanto accaduto non si ripeta mai più. Non possiamo non ribadire, ancora una volta, come una democrazia sana, una democrazia compiuta, non deve avere paura di raccontare la sua storia e confrontarsi con il proprio passato, proiettandosi così verso un futuro consapevole.
Quest’anno ci troviamo a rinnovare il dolore di quei giorni in un periodo molto particolare, in cui l’Europa è scossa da una guerra, quella tra Russa e Ucraina, che ne fa sanguinare il cuore. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonostante i conflitti che interessavano diversi paesi nel mondo, come europei abbiamo vissuto nell’illusione che la pace fosse ormai un diritto acquisito, una conquista scontata. Ma la guerra in Ucraina ci ha ricordato come il seme dell’odio, della violenza, sia sempre presente e come sia nostro dovere combatterlo quotidianamente, ognuno nel proprio ruolo. Solo così potremo evitare il ripetersi di drammi di cui a pagare il prezzo sono innanzitutto gli innocenti. Perché le guerre, le pulizie etniche, le violenze perpetrate come vendetta per i torti subiti, sono il frutto del mancato riconoscimento della dignità umana, degli estremismi, di quella guerra che non si conclude con la pace ma che può essere definitivamente debellata solo attraverso la creazione di un vero e duraturo percorso di pacificazione che deve essere in grado di leggere la storia, per poter guardare al futuro con rinnovata speranza.
Il ricordo di quei tragici giorni, dunque, deve indurci a parlare soprattutto ai giovani, che rappresentano il nostro futuro, e a insegnare loro i valori fondanti di una comunità, che sono quelli del rispetto dell’altro, del confronto, del riconoscimento e della valorizzazione delle differenze come opportunità preziosa di crescita. Oggi più che mai, dunque, per non lasciare che celebrazioni come quella odierna, si riducano a un mero esercizio di memoria, dobbiamo riscoprire il valore dell’Europa come casa comune nella quale popoli e nazioni possano ritrovarsi, nella ricchezza delle differenze e armonizzando prospettive e ideali, per tonare ad affermare il progetto di pace avviato con il Manifesto di Ventotene e oggi messo in discussione da tutti i conflitti che coinvolgono il bacino del Mediterraneo.
Il faro che ci guida ogni giorno deve essere la nostra bellissima Carta Costituzionale, che grazie alla lungimiranza dei Padri Costituenti ha tra i suo valori fondanti proprio la tutela di tutte le minoranze e il rispetto della dignità umana. Valori che non devono mai venire meno e che purtroppo, negli anni, come ci insegnano le tragedie che hanno costellato il ‘900 e come ci ricorda oggi la guerra in Ucraina, hanno troppo spesso lasciato il passo a disvalori che abbiamo il dovere di combattere, nella consapevolezza che una comunità cresce quando sa aprirsi all’altro, nell’accoglienza, nel confronto, nel rispetto dell’uomo sopra ogni cosa.
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