La reliquia del cuore di San Pio da Pietrelcina sarà esposta per la prima volta in Abruzzo, a Pescara, sabato 15 ottobre e la sacra icona rimarrà nove giorni, fino a domenica 23 ottobre, all’interno della basilica della Madonna del Sette Dolori ai Colli. Un evento che suscita grande attesa ed emozione nei fedeli, e porterà fino a 50mila pellegrini a Pescara non solo da ogni parte d’Abruzzo ma anche da fuori regione, soprattutto dal centro Italia.
Perché Padre Pio, resta il santo più amato. Certo, in un’era di clamorosi progressi scientifici e tecnologici, l’era della mappatura del genoma e delle reti informatiche che uniscono il pianeta, un povero fraticello che aveva una fede semplice e disadorna, una fede quasi banale nella sua semplicità, seguito da milioni di persone lascia perplessi . Un uomo semplice, schivo, ripetitivo, che non ha mai viaggiato, con poca cultura, burbero, che muove masse di persone mai viste, lascia interdetti. Se, a più di 50anni dalla morte più di 50mila siti internet parlano di lui, ogni trasmissione, sceneggiato, giornale, libro che parla di lui diventa un caso per i record di ascolti e di vendite, delle domande dovremmo porcele. Dio ha voluto darci un santo per l’era del web ? Eppure, la sua era una fede semplice, quasi di altri tempi, fatta di poche cose essenziali: preghiere, messe, rosari . Nel suo confessionale, si sono inginocchiate almeno due milioni di persone di ogni continente. Quella di Francesco Forgione era una fede che a molti appariva superata, retrograda. Eppure ancora oggi, nel millennio della “Grande Rete”, la fede di questo frate affascina e commuove persone dei cinque continenti. A qualsiasi razza o cultura appartengano. Ed è il Santo più amato dai giovani dopo San Francesco di Assisi. Ma, perché, tante persone e tanti giovani lo seguono ? E se approfondendo un po’, solo un poco, scoprissimo una persona completamente diversa dall’immagine che viene proposta dai mass media. Un frate innamorato di Cristo che sapeva che Dio era concretamente presente accanto a lui, e con cui parlava a tu per tu, con confidenza. E se leggendo un po’ di lui, solo un poco, ci stupisse la tenerezza che aveva verso tutti, altro che quel personaggio scontroso e rude. E se ai giovani – che si allattano le palle dentro i riti di una chiesa moscia, spenta, grigia, malinconica – piacesse proprio quel suo modo di vivere la fede, come una cosa concreta, intensa, gioiosa, vera, e non astratta? Come mai la sua fede, la fede umile e semplice che aveva mantenuto attraverso faticosissime prove, a 50anni dalla morte è mostrata ancora oggi come esempio ai cristiani. E nessun altro santo è comparabile per seguaci ? La sua santità, che fu così crudelmente messa in dubbio e osteggiata durante la vita, spesso anche dai suoi confratelli e dalle autorità ecclesiastiche, viene adesso solennemente riconosciuta e indicata come modello per tutta la Chiesa. E’ semplice. Perché la sua vita fu una risposta ad una vocazione. Fu una missione. Un gesto di amore per il Signore. In lui i giovani trovano un riflesso della bellezza di Dio. La misericordia. Ma anche la penitenza. Dopo don Milani e don Mazzolari, e prima di don Tonino Bello, che hanno anticipato il Concilio con la loro predicazione e le loro lezioni dirompenti, profeti di una Chiesa in riforma, Padre Pio rappresenta una tipologia particolare di sacerdote. dedito all’ascolto e alla confessione, vicino a tante persone ammalate e bisognose di conforto. Aveva capito che alla gente andava data anche la possibilità concreta di fare esperienza di ascolto e di sollievo. Le persone andavano da lui per chiedergli miracoli, gesti taumaturgici, e lui rispondeva sempre: “Non sono io a fare i miracoli, io sono solo un umile frate che prega”. Non sono affetto stupito del successo perché in tanti sono attratti da Padre Pio perché è stato un santo dell’essenziale, delle cose che contano davvero. Pur avendo il mondo ai suoi piedi – a San Giovanni Rotondo venivano politici, cantanti, attori, esponenti del mondo della finanza – lui si scherniva continuamente dietro la figura di un frate semplice, che trovava pace soltanto celebrando l’Eucaristia, solo abbracciando il Cristo in croce e risorto, ascoltando le Confessioni e stando vicino agli ammalati nella Casa Sollievo della Sofferenza. Non sono stupito, perché Padre Pio è stato l’uomo dell’essenziale, del Vangelo vissuto: i giovani ricercano questo tipo di testimoni, che non solo parlano di Cristo, ma Cristo lo fanno vedere nei loro gesti eloquenti. Appunto come ha fatto Padre Pio e come sta facendo Papa Francesco. La cosa non mi ha meravigliato affatto. Perché attorno all’itinerario umano e spirituale di Padre Pio, si è realizzata la più vera, popolare e coinvolgenti esperienza di devozione religiosa della Chiesa cattolica. Per un cinquantennio, dal 1918 al 1968, senza mai spostarsi dal convento di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, Padre Pio ha attratto generazioni di italiani e stranieri, che si recavano nel Gargano per incontrare colui che amava definirsi “un povero frate che prega”, convinto che “la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave per aprire il cuore di Dio”. Quanti hanno visitato il piccolo centro pugliese raccontano di essersi imbattuti in un prete cappuccino dall’esistenza segnata dalla semplicità, e per certi versi dalla ripetizione. Preghiera, celebrazione della messa, confessione dei pellegrini hanno infatti costituito la quotidianità del santo per cinquant’anni. Alla semplicità della sua vita, tuttavia, si sono accompagnati doni spirituali ed esperienze mistiche, tutti di carattere soprannaturale. Ben prima che la Chiesa lo proclamasse Santo, il frate di Pietrelcina godeva già di una devozione popolare sterminata che lo rendono ancora oggi uno dei Santi più amati e venerati dell’età contemporanea. Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti fiumi di inchiostro. La cosa non mi ha meravigliato affatto “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia. E ancora una volta era una profezia.