ATRI – “Tante volte abbiamo parlato e denunciato l’isolamento politico-amministrativo, se non economico, di Atri rispetto alle realtà costiere a noi limitrofe e ai paesi del nostro interno, rispetto ai quali sta perdendo quel ruolo storico di capofila naturale, storico e di attrazione che gli compete. Conseguenza di ciò: declino demografico, perdita di servizi e lotta quotidiana di retroguardia per trattenere ciò che resta, dimenticando prospettive e futuro”. L’intervento è del Circolo Pd della città ducale che, in una nota, prosegue: “Da qualche tempo però, abbiamo notato che nella nostra città e anche fuori, si avverte una nuova consapevolezza dei problemi insieme a visioni più lungimiranti. Compito delle forze politiche e sociali progressiste è quello di raccogliere, indirizzare ed arricchire questi fermenti che spesso vengono fuori naturalmente, ma che sono sempre fagocitati o nell’appoggio interessato e fuorviante o nel disinteresse atavico. Certo non mancano chiusure e analisi di parte che ci vogliono dimostrare che ad Atri si sta tanto bene, che i redditi sono alti, che è meglio restare soli, pochi e buoni, arroccati nel castello del proprio egoismo campanilistico che si cura solo della propria pancia, ora che hanno raggiunto, non tanto una sistemazione, ma un posticino all’ombra del potente di turno. E gli altri emarginati e i giovani in cerca di lavoro? O si dovranno prostrare o andranno via, come già avvenuto con tanti esempi di concittadini atriani di origine e formazione che si sono affermati in altre realtà”.
“Questa lunga premessa andava fatta dal momento che ci si immerge in un dibattito nuovo – continua la nota – complesso e molto interessante qual è un progetto di Unione tra Comuni e Fusione di Comuni, purché si sappia da dove si parte e dove si vuol arrivare, tenendo conto delle forze e delle debolezze in campo. Il legislatore, prendendo atto del fatto che i tanti piccoli Comuni italiani non possono sopravvivere e dare adeguate risposte ai bisogni crescenti e di qualità di una moderna vita sociale, ha pensato bene di proporre un nuovo assetto territoriale basato sulla volontarietà delle amministrazioni e delle popolazioni interessate. Rifuggendo da disegni centralizzati, unioni mal gestite e mal sopportate. Così il Decreto Legislativo del 18.8.2000 n. 267 all’art. 32, prevede e auspica l’Unione tra piccoli Comuni, specialmente limitrofi e comunque facenti parte di un comprensorio storicamente consolidato e la nascita di un Ente Locale vero e proprio senza alcun aggravio di spese. Sembra proprio il caso di Atri con i paesi limitrofi della zona del Cerrano e della Val fino che unendosi al più presto darebbero vita al nuovo Ente Locale per la gestione dei maggiori servizi. Poi, con il coinvolgimento della popolazione, delle amministrazioni, delle forze politiche e sociali, si potrà passare alla seconda fase della Fusione di Comuni”.
“Per fare tutto ciò c’è bisogno di una grande visione e volontà politica, una sicura preparazione scevra da secondi fini, nella certezza che si sta lavorando su un progetto di portata storica che potrebbe riunificare un antico territorio. Ci vorrà un unificatore? Il Duca d’Acquaviva non è più disponibile anche perché per fortuna, le Unioni non si fanno più con la forza (speriamo). Altri campioni sulla piazza non ne vediamo. Allora sarà la Politica con la maiuscola e non un uomo a unificare, ecco perché vogliamo essere lungimiranti e forse anche sognatori. È ora di mettere in campo l’idea e un progetto reale di Unione tra Comuni che non vuol dire rinunciare alla propria identità (anche con la Fusione restano le Municipalità), ma semmai ampliarla e rafforzarla storicamente e in proiezione futura. Si avrà il coraggio di imboccare questo percorso in due fasi? Forse è il caso di mettere alla prova le persone, le forze politiche, sociali e culturali delle città interessate senza scoraggiarsi perché se non è questo il compito della politica nei prossimi anni, piangeremo sulle cose non fatte. Ed è già tardi. Noi ci siamo, con coraggio”, conclude il Pd atriano.