Questa notte, quando in Nuova Zelanda saranno le quattro del pomeriggio e in Italia le quattro del mattino del 10 marzo, le due migliori barche a vela di sempre, le due barche che hanno cambiato il concetto di “andare a vela”, le due barche più veloci e tecnologicamente avanzate, dette “di nuova generazione” inizieranno a sfidarsi al largo di Auckland nella 36ª edizione della Coppa America, la competizione velica più famosa e importante al mondo. Una di queste è italiana: Luna Rossa. Da 170 anni la Coppa America — il trofeo sportivo più antico ancora in uso — sta alla vela come la Coppa del Mondo sta al calcio, o le Olimpiadi a qualsiasi altro sport. In questa edizione, per la terza volta in quasi due secoli di storia, a contenderla ai neozelandesi campioni in carica c’è una barca italiana: Luna Rossa, tornata in finale oltre vent’anni dopo la prima volta, sempre ad Auckland, sempre contro i neozelandesi.
Battendo la barca inglese Britannia di Ineos Team UK nella Prada cup, Luna Rossa, iscritta formalmente alla competizione per il Circolo della Vela Sicilia di Mondello, ha ottenuto il diritto di contendere la Coppa America alla fantastica barca dell’Emirates Team New Zealand, iscritta alla competizione per il Royal New Zealand Yacht Squadron di Auckland. I neozelandesi hanno un bel po’ di vantaggi, come del resto prevede il regolamento: hanno già vinto quattro anni fa, navigano nelle acque di casa e hanno potuto stabilire le regole di partecipazione a questa nuova edizione confrontandosi proprio con Luna Rossa, che era stata scelta per organizzare gli eventi disputati negli ultimi tre mesi (da qui il nome Prada Cup).
All’apparenza la Coppa America può sembrare soltanto una regata tra due imbarcazioni, ma nasconde molti altri significati. Muove oltre 300 milioni di dollari tra diritti commerciali, sponsor e televisioni di tutto il mondo. È il confronto tra due progetti mai realizzati prima d’ora (che stabilirà quindi chi ha avuto ragione e chi no) e tra le capacità industriali e le tradizioni di due paesi, l’Italia e la Nuova Zelanda. È una sfida tra marinai che hanno navigato in tutto il mondo e tra alcuni dei migliori atleti in attività, che si ritrovano da avversari dopo essersi incontrati alle Olimpiadi, come nel caso di Romano Battisti, marinaio di Luna Rossa, che ai Giochi estivi del 2012 venne battuto nel canottaggio da Joseph Sullivan, oggi membro dell’equipaggio neozelandese.
La Coppa America si disputerà al meglio delle tredici regate: si aggiudicherà il trofeo la prima barca a vincerne sette. L’inizio delle regate, originariamente previsto per il 6 marzo, è stato posticipato di quattro giorni a causa del lockdown imposto dalle autorità di Auckland in seguito all’aumento dei casi di positività al coronavirus fra la popolazione locale. Il calendario è stato quindi fatto slittare, e le regate saranno dal 9 al 16 marzo, ma la competizione potrebbe anche finire prima, se una delle due imbarcazioni dovesse ottenere rapidamente le sette vittorie richieste.
L’area di regata è nel golfo di Hauraki, al largo di Auckland. Di forma rettangolare e delimitata da confini virtuali che non potranno essere oltrepassati, misura 3 chilometri di lunghezza e circa 1 chilometro e mezzo in larghezza. In regata le due imbarcazioni dovranno percorrere l’area per lungo navigando da un lato piccolo del rettangolo all’altro (uno a vento e l’altro controvento) per il numero di giri che la direzione di gara stabilirà di volta in volta a seconda delle condizioni. Se una barca dovesse incorrere in una penalità, come ad esempio la fuoriuscita dai confini dell’area di navigazione o il passaggio anticipato tra le boe di partenza, dovrà portarsi a cinquanta metri di distanza dagli avversari e aspettare il permesso a riprendere la regata da parte del giudice.
Gli equipaggi iscritti sono composti almeno al venti per cento da marinai della stessa nazionalità della squadra di appartenenza: gli stranieri hanno dovuto invece risiedere per almeno 380 giorni in Italia o Nuova Zelanda durante la fase di sviluppo precedente alle regate. A bordo delle imbarcazioni dovranno esserci undici marinai, i quali non potranno superare il peso complessivo di 990 chili.
Come detto, i neozelandesi hanno potuto stabilire le cosiddette “regole di classe” della Coppa America in collaborazione con Patrizio Bertelli, armatore di Luna Rossa. Dopo i catamarani volanti usati nelle precedenti due edizioni, per questa è stato scelto di applicare le stesse tecnologie a delle imbarcazioni di nuova concezione: gli AC75, monoscafi lunghi venti metri e larghi cinque, caratterizzati da due ali mobili — in gergo hydrofoils — ai lati degli scafi.
Queste particolari appendici, collegate a un sistema idraulico, vengono immerse in acqua e a velocità sostenuta creano portanza, cioè la forza perpendicolare alla direzione di moto che spinge verso l’alto permettendo l’innalzamento delle barche durante la navigazione. In questo modo gli scafi non offrono resistenza all’acqua, l’attrito diminuisce e aumentano invece velocità e manovrabilità. Con questo sistema, lo scorso dicembre la barca neozelandese ha raggiunto la velocità record di 56 nodi, pari a circa 103 chilometri orari.
Nata a fine anni Novanta su iniziativa di Patrizio Bertelli, amministratore delegato di Prada e marito di Miuccia Prada — nipote del fondatore del marchio — Luna Rossa è alla sua sesta campagna in Coppa America. Il nome venne scelto da Bertelli e Prada in contrapposizione a Black Magic, nome della barca neozelandese detentrice della Coppa America nell’edizione del 2000 in cui esordì Luna Rossa. Oltre a Bertelli, l’altra figura di riferimento della barca italiana è Max Sirena, velista riminese membro della squadra fin dalla prima partecipazione: iniziò come aiuto prodiere fino a diventarne lo skipper, cioè il secondo nella linea di comando dopo l’armatore. In barca durante le regate ci sono due timonieri: l’australiano James Spithill e il siciliano Francesco Bruni.
Le imbarcazioni viste nelle acque di Auckland riflettono direttamente le tradizioni e le competenze nautiche e industriali dei rispettivi paesi. Nel caso di Luna Rossa sono state coinvolte alcune delle maggiori eccellenze italiane: la costruzione è avvenuta nei cantieri bergamaschi di Persico e la squadra ha avuto come quartier generale il molo Ichnusa di Cagliari. L’idraulica è stata curata dal gruppo brianzolo Cariboni, Pirelli ha messo a disposizione le sue tecnologie, Panerai l’orologeria in dotazione all’equipaggio e Prada ha realizzato l’intera linea di abbigliamento a disposizione dei 110 dipendenti.
Le cose da sapere sul Team New Zealand
La Nuova Zelanda ha oltre 35 anni di esperienza in Coppa America, mentre la squadra attuale venne fondata nel 1993 per esordire due anni dopo. Comandati dal velista Sir Daniel Blake, i neozelandesi vinsero all’esordio come Black Magic e si ripeterono nell’edizione successiva battendo l’esordiente Luna Rossa con un netto 5-0. Ora il capo della squadra è il velista di lunga esperienza Grant Dalton; lo skipper è Peter Burling, oro olimpico nella vela, che ricopre anche il ruolo di timoniere. Il loro team principal è un imprenditore di origini italiane: Matteo De Nora, nipote dell’inventore del disinfettante ora in commercio come Amuchina.
Se le barche di Coppa America hanno l’aspetto che hanno, lo si deve soprattutto a loro. Nonostante gli hydrofoils fossero presenti da tempo nel mondo della vela, sono diventati popolari a partire dalla Coppa America del 2013. L’anno precedente, in un lago della provincia neozelandese di Waikato, i neozelandesi impegnati nella progettazione della nuova barca cercavano un modo per sollevare il loro catamarano dall’acqua, per ridurre l’attrito degli scafi e guadagnare in velocità: una cosa che in Coppa America non si era ancora vista. Applicarono quindi delle appendici a un catamarano di prova e iniziarono a testarlo ottenendo risultati sempre migliori. Persero l’edizione del 2013 contro gli americani di Oracle ma nel 2017 tornarono a vincerla dopo diciassette anni dall’ultima volta, proprio con un catamarano volante.