Gira di notte con le anime perse. Ha venduto la pelle per arrivare alle stelle. A chi va bene a chi va male sembra un animale. Gira cantando “Non voglio amici, io voglio solo nemici” . Certo è un colpaccio . Altro che virtù. Altro che rally. Altro che le foto comiche della cunetta che non c’è più. In città ora arriva el diablo, mamamamia el diablo sua santità el diablo. La strada è segnata da Gianguido Pelù. In città è vietato protestare. Tutto deve andare bene. E’ vietato protestare. E tutto giusto. I cittadini non capiscono un cazzo. E’ pro pro proibito, qui niente male, ah ah ah, l’eterno funerale, è proibito, è proibito anche pensare. Il cittadino deve chiudere la testa, e occore castigare quei balordi in piazza dalle vite bruciate.
La linea è segnata da Gianguido Pelù che canta “Non voglio amici, io voglio solo nemici”. Non aspettavano altro i figli della elitè del pensiero zingarettiano così bene descritti dalla mia amica Concita. Quelli con la puzzetta sotto il naso che sanno tutto loro e ti mezzo sorridono senza risponderti che decidono loro. Ancora per poco. Cosa c’è di meglio che proibire per i saputi delle strisce copiate che scrive che quelle dei cittadini sono “critiche risibili” . Non attendeva altro il Brad Pitt degli assessori che gira in città con il suo fotografo personale per farsi immortalare mentre accarezza il fiorellino e fa chi sui social lo sbeffeggia con la frase “non fare come…” Il nome non lo posso fare perché altrimenti Brad Pitt querela, minaccia, si offende. Giusto: lui può tutto ma è proibito protestare, è proibito pensare. Cosa c’è di meglio per le maestrine che in quanto a rispondere alle osservazioni di chi paga a tutti lo stipendio ha qualche democratica ritrosia. Diciamo pure chè è di prassi che nasponnn’. Ma del resto perché dovrebbe, è proibito protestare. E’ ora che qualcuno gli rammenti che i cittadini sono i loro azionisti di maggioranza, e loro sono solo di passaggio
Le vicenda TeAm è emblematica di un atteggiamento aggressivo, arrogante, sbagliato – e controproducente – assunto da Gianguido El diablo . E quindi , a scalare, dai cavalieri della sua TeAm rotonda, la damigella Maranella, lo scudiero Di ventura, e il pitbull comunista cosììì , l’ex assessore risponditore, un nuovo modello di amministratore, quello che non fa, risponde solo. Un conto è fare El diablo con gli incapaci, a petto in fuori, difendere i propri cittadini contro i boriosi. Un conto è elencare una lunga serie di (inutili) divieti . Invece di lodare i cittadini teramani, che hanno raggiunto livelli di differenziata da primato nazionale, non si perde occasione per mettere nuovi inutili divieti e vantarsene. I cittadini hanno provato in mille modi, da tempo, a far capire che negli attuali mastelli NON entra tutto. Che sono piccoli per le giuste, naturali esigenze. L’amministrazione – che è solo “serva” dei cittadini che pagano – avrebbe dovuto solo provvedere. Invece di aggredire. Perché la risposta sarà immondizia per strada, nei giardini, nelle vie di periferia. Altro che video trappole di Brad Pitt, bravo a farsi fotografare, meno a fare.
Così, con questo atteggiamento aggressivi, da primo della classe, nasce e cresce disamore per la città. E se invece di ordinanze, cazziatoni, faccia brutta, muso lungo e multe, Gianguido El diablo provasse a capire perché i cittadini non rispettano le minime regole di convivenza civile.
Se gli Amministratori provassero a capire, mettendosi a servizio, agendo per il bene comune ? Verna e Maranella con la pista ciclabile e una maggiore raccolta differenziata stanno svolgendo una azione che reputo positiva. E molti lo pensano. Perché tanta acredine contro chi pone quesiti e fa domande? Non invento nulla se scrivo che ogni città ha un suo volto caratteristico e, per così dire, un’anima e un destino. Aiutare ogni cittadino, a fargli immaginare un Teramo veramente sua, con la sua storia, bellezza, dignità, potenzialità anche questo è un dovere di chi amministra. Provare a condurre i cittadini per mano verso una Città che sentano loro anche questo è fare più vivibile e bella una città. Significa aiutarne il radicamento e alimentare la gioia di una convivenza ordinata e pacifica. Significa educare al bene comune. All’appartenenza. Significa far crescere l’orgoglio di essere teramani. E volere una città bella e quindi pulita. Senza sacchi neri. Ma tollerando chi ha figli, un cane o deve essere aiutato in questo percorso. E non può farlo altri che non sia il Sindaco.
Bisogna partire dal Sindaco e dal Municipio, perché è il luogo più vicino, “prossimo” alla gente. E’ il luogo dove lo Stato incontra la gente, “si china” verso il cittadino, lo ascolta, cerca di risolvere i suoi problemi. È proprio lì, nel Comune, che il cittadino può cominciare a cogliere più facilmente il senso, l’anima, il mistero della sua Città. E l’orgoglio di una appartenenza. Chi governa, a qualsiasi livello istituzionale, dovrebbe essere proprio colui che più di altri si assume la cura della dignità di ogni persona umana, e dell’intera comunità. Solo così, stimolando la relazione, sottile e insieme forte, che ci lega gli uni agli altri potrà nascere una città dove nessuno – o pochi – violerà le regole della comune convivenza. Tutti abbiamo bisogno degli altri; tutti abbiamo, in misura maggiore o minore, una responsabilità civile: gli Amministratori poi, con una scelta propria, si assumono l’impegno specifico e più grande di una simile responsabilità. A cominciare dal farla crescere, stimolandola ed educando i cittadini ad amare Teramo. E non è difficile perché già i cittadini la amano. C’è l’ignorante che scrive sui muri ? C’è l’incivile che rompe le bottiglie a piazza sant’anna ? C’è lo stronzo che butta la mascherina ? Ci sono sempre stati. Ci saranno sempre. Ci sono anche nelle città a “tolleranza zero”. Non è su di loro che si misura la convivenza civile. Non è ne con la multa (che ci sta), ne bruciando l’auto (che ci starebbe bene) a chi parcheggia sul marciapiede nuovo che si risolve il problema. Ma facendo crescere nella comunità lo spirito che condanna questi gesti. Li isola. Li impedisce.
Bisogna ripartire dal “piccolo” e dal “quotidiano” con tanta pazienza, soprattutto in tempi come questi in cui si registra una grande sfiducia nei confronti di tutto e di tutti, in particolare nei confronti delle Istituzioni. Quante di queste cose e quante altre ancora alimentano la sfiducia della gente, il suo senso di precarietà, la sua aggressività e la scontentezza generale. Per promuovere la partecipazione è necessario ripartire dalla fiducia. La condizione imprescindibile per questo ripartire è cooperare in prima persona perché non si verifichino le situazioni che generano sfiducia o perché la lettura negativa non sia prevalente. Senza superficialità, senza dabbenaggine, ma con vigile spirito critico e, nello stesso tempo, con il desiderio di “costruire” instancabilmente e pazientemente. E l’Amministratore locale può essere un artefice importante della fiducia, perché è fuor di dubbio che il Comune è, tra le Istituzioni, quella a cui il cittadino guarda con minor sfiducia. Bisogna dunque ridare speranza civile e con essa il gusto della responsabilità civile; bisogna creare occasioni di ascolto dei cittadini, di dialogo, di dibattito, di partecipazione.
di Leo Nodari
Se anche hai il dono della profezia e conosci tutti i misteri e tutta la scienza, così da trasportare le montagne, ma non hai e non metti l’amore nelle cose che fai, non sei nulla”. Non vorrei che ora ci sia una fatwa anche contro San Paolo.