TERAMO – Finisce in parità (1-1) ed è giusto così, anche se il Teramo ha chiuso la gara in crescendo dopo aver subito il pari, quindi reagendo benissimo proprio nel momento più difficile della contesa e colpendo un palo con Pinzauti alla mezz’ora della ripresa: se un solo centimetro fosse stato dalla parte dei biancorossi, si sarebbe battuto un autentico squadrone che tale ancora non è ma che lo diverrà.

In campo dall’inizio una coppia centrale difensiva del 2000, Diakite e Trasciani (preferito a Iotti), senza considerare i due 1999 (Santoro e Viero): i 4/11, in pratica, sono poco più che ventenni. Per intenderci, nella formazione irpina, i più giovani sono Bernardotto (1997) e Aloi (1996), il che è tutto dire.

Paci, come anticipato, schiera esterno basso di destra Costa Ferreira ed inserisce Viero al fianco di Arrigoni, con Santoro mezzala sinistra e con Pinzauti attaccante: il resto della formazione è invariato rispetto allo standard.

In un primo tempo molto agonistico, sono poche le occasioni da rete vere e proprie; qualcuna lo è solo potenziale, come quella di Pinzauti che, dopo 4 minuti, ruba palla (forse con una spinta – ndr) a Silvestri per poi mancare il servizio-assit a Bombagi che aveva seguito bene l’azione. Dopo 8 minuti si sblocca la partita, sugli sviluppi di una punizione calciata da Arrigoni, con la palla che, quasi impazzita, sbatte su Diakite e smarca Bombagi, solissimo. Impossibile sbagliare ed il sardo torna al goal, il secondo della stagione, dopo circa 4 mesi (la prima la mise a segno a Bari). Peccato per l’ottima ripartenza biancorossa al minuto 27, quando lo stesso Bombagi fa quello che non fece a Bisceglie, smarcando sulla sua sinistra Trasciani, che però non trova la coordinazione giusta da buona posizione. Da segnalare, tra i cenni degni di cronaca, anche una semplice azione di gioco, nella quale lo strapotere non solo fisico di Diakite, ferma in maniera pulita Bernardotto lanciato a rete, dopo avergli recuperato diversi metri in corsa: da applausi.

Nella ripresa l’Avellino inizia a spron battuto: non crea tanto ma spinge parecchio e costantemente. La squadra di casa non riesce a proporsi neanche di rimessa e quando sta per farlo, è l’arbitro che la ferma per un fallo che era a favore, con una ripartenza 2 contro 1… si scusa Caldera di Como, ma la frittata era fatta. Giusto, invece, il rigore accordato agli irpini al 10° della ripresa per un fallo in area di Diakite su Bernardotto, che viene tenuto e spinto: sarà l’unica ingenuità del difensore centrale, per quanto decisiva. L’1-1 lo forma D’Angelo, nonostante Lewandowski intuisca. Al 21° il portiere di casa compie un paratone su Fella, distendendosi alla sua sinistra, ma sarà l’ultimo acuto degli ospiti, ai quali neppure gli ingressi di Carriero, Baraye e Santaniello portano benefici in fase offensiva. La gara si chiude con un conclusione alta di Costa Ferreira in pieno recupero: convincente la sua prestazione anche da esterno basso.

In realtà, pensandoci bene, non ci sono insufficiente tra i biancorossi, così come rimane difficile individuare chi si sia elevato sugli altri.