TERAMO – Abbiamo letto le precisazioni con le quali la Soprintendenza ha sostanzialmente ridotto la portata della storia dei rinvenimenti a Piano D’Accio. Le parole sono state piuttosto chiare: ”Nessun elemento sul campo, a meno che non siano state effettuate ulteriori ricerche non autorizzate, permette di formulare ipotesi certe su quanto eventualmente presente nel sottosuolo dei terreni esaminati. Pertanto, questo Ufficio si dissocia da qualunque formulazione circa la certa presenza di resti archeologici nei suddetti lotti di terreno”.
Dai rilievi dei tecnici dell’ente si evidenzia in modo netto che non vi siano al momento elementi tali da far pensare di trovarsi in presenza di una epocale scoperta archeologica, per la quale, si precisa ancora, sono necessari ulteriori approfondimenti. Il passaggio successivo del comunicato esplicita tra l’altro come il fantomatico progetto/studio di fattibilità sbandierato ai quattro venti dai vertici ASL sia in realtà niente di più che aria fritta: “nessun procedimento speciale e? stato richiesto in merito all’eventuale progetto dell’Ospedale, per il quale, appare opportuno specificarlo, non e? stato ancora avviato alcun iter amministrativo presso lo scrivente Ufficio”. Eppure per ogni progetto pubblico di rilievo la Verifica preventiva di interesse archeologico dovrebbe essere un primo, necessario step.
La vicenda comunque, almeno nella parte concernente i rinvenimenti, non deve essere letta in chiave negativa, né scoraggiare quanti, come noi, sostengono la necessità di non delocalizzare l’Ospedale. Si tratta semplicemente di una freccia spuntata in una ricchissima feretra. Tante tantissime altre ce ne sono, ed è su di esse che deve poggiare, a nostro avviso, la legittima protesta dei teramani. C’è solo l’imbarazzo della scelta, dai conti in profondo rosso della ASL regionale, alle strigliate della Corte dei Conti, dall’indisponibilità di una adeguata copertura finanziaria, soprattutto se i maggiori costi saranno, come auspicabile, di provenienza pubblica, al ricorso al TAR per mancanza di trasparenza sulle alternative a Piano D’Accio, dal podio all’inverso – terzultimo posto- impietosamente fotografato dal rapporto CREA sulle performance sanitarie alla destinazione dei fondi del PNRR che a tutto potranno servire tranne che a realizzare il nuovo Ospedale.
A questi elementi oggettivi si aggiungono una serie di considerazioni di natura urbanistica, sociale ed economica, più volte evidenziate dal Movimento e dal Comitato promotore, senza dimenticare la volontà popolare, che si è chiaramente espressa in materia con migliaia di firme.
Il peso maggiore, quello determinante però, lo avrà la classe politica, quella che amministrerà la città nei prossimi anni. Il tempo delle elezioni si avvicina e quello delle ambiguità deve cessare. Occorre che ciascuno si pronunci con chiarezza estrema, senza balbettii o bizantinismi su quale causa abbracciare. La nostra posizione è e sarà sempre quella del rilancio dell’economia del centro cittadino con la permanenza dell’Ospedale nell’attuale sito di Villa Mosca, e di un ostinata opposizione alle folli speculazioni di cementificatori senza scrupoli – Pina Ciammariconi –