TERAMO – “Le tematiche sulla realizzazione di un nuovo ospedale a Teramo e sulla riorganizzazione della sanità teramana, che vive momenti non certamente brillanti, sono stati posti negli ultimi anni da parte nostra all’attenzione dei cittadini teramani. Sono state raccolte più di settemila firme, trasmessi e pubblicati numerosi comunicati stampa, praticati numerosi incontri con i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e dei partiti e convocate assemblee cittadine”. Inizia così la nota che il Comitato Promotore per il Mazzini ha inviato ai candidati alle prossime elezioni politiche, per sollecitarli ad esprimersi in merito al tema del nuovo ospedale di Teramo. La nota, firmata dal portavoce del Comitato Domenico Bucciarelli, nello specifico è stata inviata a Francesca Persia (Forza Italia), Giulio Sottanelli (Azione), Attilio D’Andrea (5S), Antonio Zennaro (Lega), Marilena Rossi (FdI) e Stefania Di Padova (Pd). Il Comitato è costituito da 32 comitati di quartiere e associazioni civiche teramani, “che hanno perorato e perseguono tuttora l’idea che l’ospedale Mazzini debba rimanere il nosocomio di Teramo – si legge nella nota – attraverso un suo possibile miglioramento anche sismico ed una sua riqualificazione con ampliamento. Tutto quanto avendo una disponibilità da parte della Regione Abruzzo di una somma già sufficiente di 120 mln di euro, assegnata in gran parte (€82 mln) dal Ministero della Sanità nell’anno 2017, per la messa in sicurezza sismica dell’esistente nosocomio”.

“Per molteplici ragioni che ripetutamente abbiamo espresso, noi siamo convinti e respingiamo con forza l’idea della realizzazione di un nuovo ospedale in località Piano D’Accio, in un sito che, oltre ad essere ambientalmente inadatto – ribadisce il Comitato – provocherebbe un’ulteriore desertificazione della città ed un rilevante consumo di suolo con abbandono delle strutture esistenti. Il costo dell’intervento a Piano D’Accio ammonterebbe a 350 mln di euro, a fronte dei 120 mln stimati per la riqualificazione dell’esistente Mazzini, collocato in una zona collinare particolarmente adatta e dotato di costose infrastrutture. Secondo alcune notizie, la differenza di €230 mln – tra €350 mln previsti ed €120 mln disponibili – sarebbe da ricercare attraverso un project financing da ammortizzare in 20 anni da parte della collettività teramana”.

“A nostro giudizio tale opzione (Piano D’Accio) apparirebbe grave per i danni ambientali, sociali e finanziari legati all’operazione. Su questa importante tematica desidereremmo che i candidati al prossimo Parlamento, a difesa degli interessi del territorio teramano che intendono rappresentare, dicessero la loro con dichiarazioni pubbliche. Siamo disponibili anche ad incontri”, conclude la missiva ai candidati del Comitato pro Mazzini.