La cronaca si è “buttata” su un fenomeno accaduto nei dintorni di Napoli (ma poteva accadere a Mantova, a Guastalla, a Livorno o a Siracusa) che ha per protagonisti : una donna in età avanzata che rimane incredula nel prendere coscienza di essere stata baciata dalla fortuna, forse dopo una vita di stenti che non le aveva mai regalato nulla.
E’ come se questa signora avesse mostrato qualche perplessità rispetto alla benevolenza della dea bendata che aveva voluto privilegiare lei, proprio lei che nel passato non aveva mai avuto alcuna occasione a lei propizia.
Questa signora, tremante e incredula, non trova di meglio che rivolgersi al tabaccaio stesso che gli ha staccato quel tagliando fortunato, per avere conferma che sì, la dea bendata si è ricordata proprio di lei ed ha voluto essere benevola nei suoi confronti.
Il tabaccaio, chiamato a superare questo dubbio che angustia la donna, non pensa di dare la soddisfazione che la signora desidera ricevere, ma è preda di un cortocircuito mentale che avviene nel breve volgere di qualche attimo.
Ritiene che è arrivato il momento che ha a lungo desiderato: rifarsi una nuova vita e agguantare “al volo” una opportunità che gli viene offerta da una signora che stava affidandosi a lui, forse con qualche margine di sprovvedutezza.
Il tabaccaio, fulmineo, lascia la sua postazione e si allontana con il tagliando che ha scoperto essere quello fortunato: solo che non dà risposta alla signora ma se ne impossessa e in un crescendo di azioni inconsulte, cerca di convincersi fino in fondo di essere lui il proprietario di quel tagliando milionario. Avrebbe potuto beneficiare della generosità della persona che era stata baciata dalla fortuna e ricevere un percentuale della vincita.
Il tabaccaio no: ha ricevuto a sua volta troppe (probabilmente) avversità dalla vita per affidarsi alla benevolenza degli altri. No! Il tabaccaio aveva subito ritenuto che, secondo il detto : Mors tua vita mea, impossessandosi del tagliando fortunato, avrebbe potuto mutare all’istante, una esistenza forse grama e poco gratificante.
Che fa il tabaccaio? Mette il tagliando al sicuro presso una banca e parte per le Canarie a “rifarsi una vita”, salvo andare all’incasso, “quando le acque si sarebbero calmate”.
C’è un “ma” in tutta questa vicenda: che questa “insperata fortuna” non aveva baciato però lui, ma una incredula signora che era ancora presso quella tabaccheria a chiedere conferma rispetto al suo dubbio se fosse stata o no baciata dalla dea bendata.
Tutta questa faccenda diventa di dominio pubblico, anche perché condita dal rocambolesco allontanamento di questo tabaccaio che ha pensato di averla “fatta franca” perdendo di vista che oggi siamo tracciati, schedati, monitorati e vigilati oltre il pensabile e che ogni passo che facciamo viene registrato, tracciato ed un “cervellone” sicuramente rileva (se vuole rilevarlo!) qual è la nostra posizione.
Risultato: al tabaccaio, anziché trovarsi al riparo alle Canarie, gli si aprono le porte del carcere.
Quello che non ha avuto alcun rilievo in tutta questa grottesca storia, è l’effetto che può avere nella psiche la prospettiva, d’un balzo, di trasformarsi in una ricca e facoltosa persona, che riesce a mettersi dietro le spalle le rinunce che il lockdown, la pandemia ed i ridotti introiti derivanti dal covid possono avergli procurato.
Si aggiunga a ciò il “trafiletto zero” sui giornali riguardo al disagio che può generarsi nelle persone, quando non vincono dopo aver tanto giocato trovandosi accanto, per esempio, qualcuno ( o qualcuna) che ha sempre dato scarsa attenzione ai soldi ottenuti “inseguendo la dea bendata” , ma che per una fortuita circostanza, al termine di una giocata sporadica, si trova ad agguantare un sostanzioso “bottino”.
Forse un’altra riflessione può essere fatta: quella dello Stato che non fa nulla per disincentivare il gioco, al punto da rimanere del tutto indifferente di fronte a determinate azioni discutibili come quella che ha visto per protagonisti un tabaccaio ed una signora, sua cliente, in età avanzata.
Potremmo concludere che si è trattato di una “guerra fra poveri” che ha avuto come spettatore il governo del Paese, imperturbabile rispetto a chi avrebbe potuto averla vinta sull’altro.
Qualcosa di simile ai duelli fra gladiatori che rivaleggiavano per avere la meglio l’uno sull’altro e poi restare in attesa del pronunciamento dell’imperatore che poteva volgere in basso il proprio dito e autorizzare colui che aveva ridotto all’impotenza lo sfidante, l’assestamento del colpo finale.
Qualcuno potrebbe insinuare che il paragone non regge in quanto manca lo spargimento di sangue, copioso nelle arene e negli anfiteatri e assente nelle tabaccherie.
Lo Stato, però, duemila anni dopo Cristo, avrebbe potuto evolversi e considerare inopportuna la rincorsa alla vittoria solo da predestinare al fortunato di turno e non al talentuoso che dà prova di possedere abilità, di cui gli altri sono privi.
Inoltre sospendere il gioco dei monopoli di Stato, nel periodo in cui le persone erano alle prese con un fenomeno come la pandemia, avrebbe potuto essere una decisione saggia e lungimirante. Quel periodo, così fortemente avverso alle condizioni di vita dei cittadini, sarebbe stato ricordato come all’insegna di una equità di opportunità, senza il rischio che qualcuno si fosse trovato nella circostanza di venire invidiato per aver avuto un arricchimento veloce e senza sforzo.
Sempre più vale la pena di considerare quanto il denaro sia un pessimo padrone: per la smania di possederlo, quel tabaccaio neppure giovane in quanto cinquantasettenne, si è rovinato la reputazione di cui probabilmente godeva : i fatti hanno dimostrato che a lui non interessava che i clienti della sua tabaccheria conservassero nel tempo una buona considerazione per il titolare di quel negozio, ma che potessero essere l’inconsapevole strumento di un suo miglioramento nella qualità della vita, anche al rischio di venire ricordato al pari di un truffatore.
di Ernesto Albanello