Riprende, a livello civile, la  lunga e dura controversia legale sulla discarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara): domani davanti al giudice del  tribunale civile dell’Aquila Monica Croci inizia il processo  civile intrapreso dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione  Abruzzo per ottenere il risarcimento del danno ambientale derivato dal disastro dell’area di Bussi che è stato conteggiato in oltre un miliardo di euro contestato alla multinazionale  Edison Spa e a sei degli imputati in sede penale. Il verdetto  del giudizio penale, nell’autunno scorso, si è concluso con la  dichiarazione di prescrizione di entrambi i reati per cui si è  proceduto, disastro ambientale e avvelenamento delle acque  destinate al consumo umano, in una vicenda giudiziaria durata più di dieci anni. A conclusione del processo penale,  l’Avvocatura dello Stato ha notificato, nello scorso mese di
marzo, un corposo atto di citazione nei confronti di Edison Spa  e di sei ex imputati. La richiesta risarcitoria di oltre un
miliardo di euro complessivi, oltre alla bonifica dell’area, mai effettuata finora, include anche il danno di immagine subito
dalla Regione Abruzzo conosciuta regione verde d’Europa. D’altra  parte, i fatti per cui si procede sono avvenuti in un contesto
naturalistico prezioso, tra due parchi nazionali e due  importanti corsi d’acqua (i fiumi Tirino e Pescara). Secondo  l’Avvocatura nonostante non ci sia stata nessuna condanna per la  prescrizione dei reati per sei degli imputati, rimane accertato  che avrebbero avuto responsabilità nel disastro e  nell’avvelenamento. In sostanza, è rimasto invariato il diritto  al risarcimento del danno. A firmare la citazione, insieme al  collega dell’Aquila Massimo Lucci, l’avvocato dello Stato  Cristina Gerardis, ex direttore generale della Regione Abruzzo,  che ha seguito con determinazione tutto il processo penale.
“Cercheremo di portare sul tavolo del giudice civile tutti  gli elementi acquisiti nel corso dell’istruttoria penale –
spiega Gerardis – risentiremo come testimoni i nostri consulenti  e chiederemo ai tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità di
spiegare anche in Tribunale l’entità del danno e del pericolo  per la salute legati a queste attività industriali e al
prolungato stoccaggio di rifiuti sotto terra o direttamente nei  fiumi, senza nessuna cautela o cura per il territorio”. (ANSA).