Cambiamenti climatici ci sono sempre stati, nella storia del Pianeta. Ma il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 100 anni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico. Lo sappiamo ma non facciamo niente. Definire tutto questo con il termine climate change è corretto ma non rende abbastanza l’idea. Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica che crea l’ondata di caldo che viviamo con i suoi effetti devastanti. Un problema ulteriore è che l’Italia non è preparata a questo tipo di temperature per così lungo tempo.  Lo sappiamo ma siamo indifferenti. Fino a pochi anni fa erano i modelli matematici a prevedere e dirci che il clima del Pianeta stava cambiando. E molti mostravano scetticismo. Oggi che siamo di fronte a fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e devastanti nessuno ha più dubbi sul fatto che siano in atto importanti mutazioni nel clima del Pianeta e sulla nostra responsabilità. Solo realizzando che il cardine del problema della crisi climatica riguarda gli  esseri umani si può trovare la strada per salvare il pianeta e creare uno sviluppo sostenibile. Se è vero che in ogni crisi c’è sempre la possibilità di una trasformazione, a patto che la si affronti con grande vitalità, una buona conoscenza e avendone individuato i reali motivi occorre dire che l’attuale crisi climatica è unica nella storia, per velocità di  realizzazione e perché è la prima indotta direttamente dagli esseri umani. I suoi effetti stanno già causando sofferenza e morte. L’immissione massiccia e sempre crescente dei gas serra in atmosfera negli ultimi cento anni, alla base del global warming, è la causa fisica di questa crisi, e non bastano più le sole soluzioni pratiche/tecnologiche della ‘rivoluzione verde’ per un ‘futuro sostenibile’? Fridays For Future dicono di no. E allora, quali sono le basi veramente solide da cui partire? La domanda è complessa, la sfida sta nel reinventare il nostro essere umani su questo pianeta, per costruire un futuro degno di essere vissuto.

Quella della Marmolada è una tragedia del tutto inedita a memoria d’uomo sulle Alpi. Però sappiamo già che è la prima tragedia alpinistica imputabile senza ombra di dubbio alla crisi climatica, che dall’uomo è stata provocata. Questo innalzamento delle temperature, di cui da tanto tempo parliamo come di un problema in prospettiva, che ci toccava relativamente, ora ha fatto i suoi primi morti, qui in Italia, su una montagna molto popolare: ecco, il dramma non è più nel 2100 o chissà quando, è qui e ora. I torrenti sono asciutti. La fonte del Gran Sasso che ha sempre buttato acqua in estate e in inverno, ci sarà ancora in agosto? Nessuno sa rispondere. Se rispondesse, starebbe dicendo qualcosa che non sa. In città non ce ne accorgiamo, andiamo avanti a vivere come sempre fino al giorno in cui, magari, apriremo il rubinetto e non scenderà più nulla: e allora scoppieranno le guerre per l’acqua. Stanno succedendo cose che non si ricorda nessuno. La memoria non è più affidabile, a questo punto. Abbiamo tutto da imparare e resta solo la prudenza. Oramai tutte le agenzie per il clima sottolineano che un ritardo nell’azione di mitigazione delle emissioni climalteranti metta a rischio il futuro dell’uomo e del pianeta. Lo sappiamo ma non facciamo niente.   Il costante aumento della temperatura media terrestre e il livello attuale e prospettico delle emissioni antropiche impongono così urgenti azioni di adattamento, le quali però, superata la soglia di 2°C, oltre a divenire assai più costose, perderebbero anche di efficacia. Lo sappiamo ma non facciamo niente.  Il Mediterraneo (e quindi l’Italia) poi è considerato un vero e proprio “hotspot” del cambiamento climatico: si è riscaldato e continuerà a riscaldarsi più della media mondiale. Già oggi la temperatura media è di +1,5°C rispetto al livello preindustriale, contro una media globale di +1.1°C. La risorsa “acqua” è, e sarà, la più critica nell’area mediterranea, come purtroppo testimonia la siccità che ha caratterizzato i primi mesi del 2022 nel nostro Paese.

Un cambiamento negli stili di vita, nostro, non di altri, a partire da noi, non aspettando gli altri, sono elementi fondamentali per mantenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C a fine secolo, traguardo ancora raggiungibile se agiamo con determinazione fin da ora. Noi siamo le leve decisive per sostenere un cambiamento duraturo e diffuso, che rappresenterebbe anche una straordinaria occasione di crescita economica e di sviluppo. Siamo tutti chiamati ad agire, a tutti i livelli: governi, imprese, e singoli cittadini. L’indifferenza e l’inazione nei confronti del cambiamento climatico porta a perdite economiche oggi ancora evitabili. Lo sappiamo ma non facciamo niente.