Non mi sembra possibile. Ma è così. Invitato ieri da un liceo romano a parlare di Moro  e Impastato mi accorgo che di quelle vicende  i ragazzi non sanno nulla.  Il mio professore di greco e latino al Liceo Classico “Delfico”, il grande Prof. Dino Cappelli, era fissato con Cicerone e soprattutto con  l’opera della trilogia retorica  “De oratore”. Ricordo per questo alcune sue frasi , come “Perdere il passato significa perdere il futuro. Perché quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.

9 maggio 1978 : inizia l’attacco al cuore dello Stato. Moro e Impastato, come Falcone e Borsellino. Misteri, depistaggi, labirinti di interessi, massoneria, servizi deviati, carabinieri corrotti,  Sismi, Cia  banda della magliana. Interessi loschi che convergono. Moro e Impastato stessa storia sporca.

Il corpo del presidente della DC venne ritrovato alle 13 del 9 maggio 1978 nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a pochi passi dalla sede della Democrazia Cristiana. Mentre a Roma veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro, in Sicilia, nel piccolo paese di Cinisi, veniva ritrovato ciò che restava del corpo di Impastato. Era il 9 maggio del 1978, una data drammatica per il nostro Paese.

Secondo la verità dei carabinieri Impastato si è suicidato dopo aver tentato un attentato.  E’ pura follia, foto, prove, un sasso insanguinato, i presenti dicono altro,  ma il Tg 1 racconta questa “verità”.  Stessa storia sporca per Moro. Una credenza largamente condivisa, non è questo quello che accadde nei 55 giorni del sequestro: la cosiddetta “verità ufficiale” sarebbe come minimo incompleta e al peggio profondamente lacunosa. Le BR non avrebbero agito da sole e i “reali mandanti” del delitto non sarebbero ancora stati scoperti. Il rapimento Moro nasconde trame imperscrutabili che coinvolgono tanti attori in campo sul teatro italiano e mondiale: la CIA, la Stasi, i servizi segreti cecoslovacchi, il Mossad, la P2, i servizi italiani deviati, Gladio, lo IOR vaticano, un misterioso servizio supersegreto detto “anello”, la mafia, la ‘ndrangheta, la banda della Magliana e i palestinesi. E’ molto importante raccontare questa storia a quelle giovani generazioni che vogliono conoscere la storia del nostro Paese. Importante, ma difficile. Perchè la strage, e il rapimento di via Fani, è solo l’inizio di una storia enorme. Per un Paese spesso considerato immobile, immutabile, e paralizzato da “poteri forti” e “super caste”, il 9 maggio del 1978 segnò definitivamente un punto di non ritorno. Quel giorno, quella mattina, l’Italia cambiò per sempre, non fu più la stessa, spaccata in due parti. Da un lato la classe politica assolutamente incapace, balbettante, impreparata e soprattutto disunita nel tentare di salvare Aldo Moro e dall’altra parte il popolo disorientato e scosso quasi ammutolito davanti alla drammatica “rappresentazione teatrale” del martirio di un uomo mite come l’allora presidente della Democrazia Cristiana.

Inutile sperare di ottenere la verità. I processi sul sequestro Moro e le commissioni d’inchiesta non hanno mai chiarito i tanti interrogativi, le imbarazzanti mancanze e soprattutto il vergognoso silenzio dei nove brigatisti che parteciparono al blitz di via Mario Fani. Tutti i brigatisti furono sepolti sotto una raffiche di ergastoli, ma restano i misteri, buchi neri, che circondano quei drammatici 55 giorni che cambiarono la storia dell’Italia. Sono successi dei fatti che hanno lasciato e lasciano perplessi in questa storia dai grandi misteri che circondano quei 55 giorni di prigionia. È facile argomentare che nessun singolo episodio della storia italiana abbia mai attirato così tanta attenzione. È probabile che il minuzioso approfondimento svolto abbia pochi eguali in tutto il continente. Ancora nel dicembre del 2017 la Commissione Moro-2 scriveva in una delle sue relazioni “nonostante i tanti anni trascorsi dai tragici avvenimenti una mancanza di verità permane rispetto a aspetti importanti della vicenda” Nei 42 anni trascorsi dal sequestro, storici, giornalisti e teorici del complotto hanno percorso ogni sorta di pista o traccia, l’una in contraddizione con l’altra, uniti soltanto dalla certezza che la verità di quella vicenda sia ancora in larga parte celata.

Spiegare, informare, testimoniare è anche un dovere civico verso le vittime di quei anni opachi e drammatici. Per farlo è necessario sgombrare il campo da tanti misteri. A partire dal “caso Moro”. Se la Commissione d’inchiesta parlamentare ha riscritto la verità storica sul caso Moro, superando la tesi ufficiale che voleva le Brigate Rosse come unico responsabile della morte del Presidente della Dc e degli uomini della sua scorta molti altri misteri sono in attesa. Quello che abbiamo davanti è un quadro a tinte fosche, che chiama in causa numerosi soggetti: dai servizi segreti deviati italiani, alla criminalità organizzata, fino alle agenzie d’informazione internazionali.  Il manipolo di bestie mafiose assassine, la bassa manovalanza, la monnezza di utili idioti a servizio della P2, . Ma dietro queste bestie chi c’è ? A più di quarant’anni dai fatti, alcuni aspetti delle stragi, degli omicidi,  non sono ancora stati chiariti. Anzi, l’ultima commissione parlamentare d’inchiesta nella sua relazione finale ha sostenuto in modo chiaro e inequivocabile che “…quella che conosciamo è una verità di comodo. Una versione ”dicibile”. Una verità parziale. Quello che si può raccontare.

 

Leo Nodari