PESCARA – Avrebbe compiuto cent’anni proprio domani, 9 maggio. Luigi “Tom” Di Paolantonio rappresenta di sicuro una delle figure più importanti e significative della storia del Movimento operaio abruzzese, di cui è stato dirigente politico e sindacale, oltre che parlamentare della Repubblica. Nato negli Stati Uniti nel 1921 a Downingtown, West Chester, Filadelfia, da una famiglia di origini teramane, ultimo di tre figli, era tornato in Italia nel 1923: anche se il destino – di lì a qualche anno – avrebbe portato la famiglia a dividersi di nuovo: con il padre e i fratelli più grandi costretti a riprendere la via dell’emigrazione americana per poter mantenere il resto della famiglia rimasta in Italia. A far ritrovare Luigi con uno dei fratelli, Albert, sarà la guerra: lui ufficiale granatiere dell’esercito italiano, l’altro combattente nell’esercito degli Usa. Premessa, questa, per la sua successiva adesione al movimento resistenziale: «L’8 settembre – ricorda così il professor Piernicola Di Girolamo dell’Università di Teramo e componente del Comitato scientifico della Fondazione Abruzzo Riforme, che lavora all’acquisizione della ricchissima raccolta di testi e documenti di “Tom”– lo vede intento ad organizzare con gli antifascisti romani la disperata resistenza di Porta San Paolo. Nel tentativo di attraversare le linee nemiche per raggiungere gli Alleati, fu catturato dai nazisti e rinchiuso nel campo di concentramento di Bussi, da cui successivamente fu trasferito a Teramo con destinazione Buchenwald. Riuscì a fuggire, per partecipare alla Resistenza». Da qui inizia un percorso che segnerà la sua intera esistenza di leader politico e sindacale: «Dopo aver aderito al Partito Comunista – dice ancora Di Girolamo – partecipò nel giugno 1944 alla Liberazione di Teramo da commissario politico partigiano; nel dopoguerra iniziò l’attività sindacale nella Cgil diventandone Segretario di Teramo». Un incarico, questo, che segnerà la nascita di una vera e propria epopea, come dirigente sindacale, intorno al suo nome: «Prima nelle lotte della Val Vomano degli operai impegnati nella costruzione degli impianti elettrici, poi nella mobilitazione attorno al “Piano del Lavoro” lanciato dalla Cgil di Giuseppe Di Vittorio al Congresso di Genova del 1949 che costituì il faro delle lotte per lo sviluppo della Italia uscita distrutta dalla guerra».
E sarà proprio questa l’esperienza, vissuta accanto a una delle figure di riferimento dell’intera storia del Movimento operaio italiano, come Di Vittorio – su cui ritornerà negli anni con continui approfondimenti e riflessioni – a segnare per sempre “Tom”. Che prima della fine prematura, nel 1976, avrebbe ricoperto ruoli politici e istituzionali di primissimo piano: deputato comunista nella seconda e terza legislatura repubblicana, senatore della Repubblica nella quinta, dirigente della Alleanza contadina. Renzo Trivelli, altro storico dirigente del Pci, che gli fu accanto fino all’ultimo, lo descrisse, nella prefazione al volume “Abruzzo lotte e prospettive” dello stesso Di Paolantonio come «parte di quella generazione di militanti e dirigenti che, non provenienti dalla cospirazione e da una rigida educazione terzinternazionalista, costruirono il Partito Nuovo di Togliatti». Un profilo particolare, dunque, quello di Luigi Di Paolantonio, che ancora Trivelli volle ricordare così: «Il sesto piano di via delle Botteghe Oscure, ove c’è la Commissione Stampa e propaganda, era inondato da una festosa luminosità di sole e di cielo. Vestito con la sua svelta e signorile eleganza, alto con la consueta sua allegra espressione d’uomo fatto di umori popolari con un che di aristocratica distinzione, e un’aria da nuovo mondo, che faceva sentire l’America, entrò nella mia stanza Tom».