Sbagliando ricorrenza qualcuno aveva pensato (male) di mettere sulla croce il cantiniere di Porta Romana per l’apertura di una porta di tramezzo dentro il locale effettuata 18 anni fa e dunque per una una presunta violazione in ambito edilizio rilevata nel corso di un controllo eseguito nei mesi scorsi. Ma il provvedimento ritenuto ingiusto e viziato da vari punti è stato immediatamente impugnato dal legale che assiste i titolari dell’attività.
Ieri il Tar dell’Aquila ha accolto l’istanza ordinando la sospensione della misura. Così il ristorante ha potuto riaprire i battenti regolarmente in attesa dell’udienza dinanzi al tribunale amministrativo, che si esprimerà nel merito della sospensiva a fine aprile. E così da lunedì prossimo, 25 aprile, anche se il servizio delle virtù riprende come da consolidato calendario della cantina .E potrà così ripetersi il rito della condivisione delle virtù, con cuore nevralgico La Cantina di Porta Romana, nell’omonimo rione, il più antico della città.
Marcello Schillaci, il suo custode, anfitrione per eccellenza, è molto più di un ristoratore. È il volto simbolo della cucina teramana, colui che dopo un lungo lavoro ha condotto al riconoscimento nel 2011 del disciplinare delle virtù da parte del Ministero dell’Agricoltura. Il “picconatore” delle guide più blasonate e dei gourmand, a cui spesso rimprovera di marginalizzare Teramo dalla critica mainstream abruzzese. Un rito che va avanti per tutto il mese di maggio e che, solitamente, richiama nel rione migliaia di persone tanto che Marcello si “impadronisce” anche della strada, dove allestisce gazebo, tavoli e panche per accogliere turisti e non, che arrivano da tutto l’Abruzzo e anche oltre, per assaporare le autentiche virtù.
Vanno evidenziate le dichiarazioni del legale della “Cantina di Porta Romana”, che evidenzia: “la vicenda è deprimente perché deprime il grande impegno che questo storico ristorante profonde da anni per la promozione e la tutela della cucina locale, delle sue specialità e delle sue tradizioni”. La realizzazione di quella porta risale addirittura a diciotto anni fa e, secondo i titolari e secondo l’avvocato era contemplata nelle licenze originali dell’epoca. Se è così, perché procedere con la revoca della licenza? Viene da chiedersi a questo punto chi pagherà per i giorni di chiusura del locale. Eppure, ce ne sarebbero di cose da controllare, a cominciare dal centro storico e piazza Garibaldi sempre più in mano a bande di malfattori e spacciatori.