Dopo il grande successo della trasmissione dedicata alle palestre e concerti,  MARTEDI 9  marzo alle ore 21 torna la seguita rubrica “Il ruggito dentro la notizia” dell’emittente “Teleponte” sul tema  “L’otto tutto l’anno”.

Il studio , con il giornalista Leo Nodari , 4 donne molto attive, rappresentative, e note in città: Tania Bonnici Castelli (Presidente della Commissione pari opportunità della Provincia di Teramo); Graziella Cordone (Consigliera comunale e (Presidente della Commissione pari opportunità della Città di Teramo); Natascia Innamorati (Segretaria provinciale della Fiom Cgil); Francesca Persia (imprenditrice)

Si parlerà della violenza contro le donne che è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini. Ma anche di lavoro.

In ogni parte del mondo, migliaia di donne vivono violenze domestiche, offese, situazioni di mobbing sul posto di lavoro, aggressioni da sconosciuti. Non solo, capita anche che si trovino a fronteggiare domande umilianti mentre cercano un impiego, come quella se hanno intenzione di fare dei figli. Neanche un desiderio legittimo qual è quello di diventare madri, è meritevole di rispetto in una società troppo maschilista, dove far carriera è un’ambizione ad appannaggio degli uomini. La violenza sulle donne non è solo una grave violazione dei diritti civili. E’ uno sfregio al Paese. Di fronte all’escalation di violenza “di genere” sono state messe in campo molte leggi di alto tenore civile, anche molto severe. Ma le leggi non bastano. E non basta nemmeno l’indignazione cui dovrebbe prendere parte con maggiore incisività anche il genere maschile. Molti non sanno nemmeno definire la violenza di genere. La violenza di genere va dai femminicidi – più di 100 ogni anno in Italia quasi sempre quelli che sostengono di amarle – agli stupri, fino alle molestie sul lavoro, al mobbing e al sessismo – più di 80 al giorno in Italia – . Questi dati da guerra civile probabilmente sono solo la punta dell’iceberg, perché solitamente le donne non denunciano. Sempre secondo i dati Istat, sono più di otto milioni le donne italiane che nel corso della propria vita hanno subito una forma di violenza o di abuso sessuale. La violenza si estende e chiama in causa le altre soggettività non conformi ai modelli eterosessisti: gay, bisex, trans.  Tutte in qualche forma implicate nel maschile e nella sua costruzione sociale e culturale e quindi complici di una cultura di sopraffazione e violenza, che si perpetua in forme tradizionali oppure metamorfiche e dissimulate. Con la nostra complicità  fatte a volte di piccole cose: sguardi, parole, gesti, omertà, silenzi, che fanno i conti con i rigidi e arcaici modelli della solidarietà maschile machoman e della costruzione della mascolinità, attuando resistenze e conflitti. Il modello eterosessuale normativo e riproduttivo, il ruolo sociale che comporta è stato e, per alcuni aspetti, continua a essere luogo di potere e privilegio. Poi c’è anche tanta idiota indifferenza complice. Eppure c’è ancora chi sorride. Eppure continuano. Il significato della giornata nazionale contro la violenza alle donne ha anche questo significato, quello di spezzare il muro dell’omertà che spesso avvolge le vittime, creando una vera e propria gabbia di sofferenza psichica. Chi subisce una violenza deve essere in condizioni di poterla denunciare, senza subire ritorsioni, o peggio, la riprovazione del mondo che lo circonda. È questo lo scopo di una giornata come questa. Perché il più forte alleato della violenza contro le donne è proprio il silenzio. Un silenzio che si nutre di pregiudizi. Bisogna poi chiedersi, a parte l’aspetto giuridico e penale, che è importantissimo, cosa fa lo Stato per proteggere le sue cittadine.