Otto marzo 2021. Oggi è la “festa delle donne”, giorno che commemora un evento tragico accaduto nel 1908, quando a New York, 129 operaie di una fabbrica tessile scioperarono per ottenere condizioni di lavoro dignitose e morirono, rinchiuse dentro la fabbrica per evitare che uscissero in strada a protestare, a causa di un incendio doloso. Un evento tragico che è diventato simbolo della richiesta di una uguaglianza che, ancora oggi, troppo spesso non esiste. Un giorno che, lo diciamo ogni anno, dovrebbe diventare una settimana, un mese, un anno; dovrebbe essere la “normalità”, nel riconoscimento universale di diritti che ogni essere umano dovrebbe vedersi garantiti a prescindere dal sesso, dalla religione, dall’appartenenza etnica. Un giorno di dolore, ricordo, lotta e speranza.
E in questo giorno voglio ricordare una amica, una donna, che ci ha lasciati venerdì scorso, portata via da quel Covid-19 che, in un anno, ha aumentato diseguaglianze sociali ed economiche e ha colpito, duramente, tutti, ma soprattutto le donne.
Antonella Di Emidio, 52 anni, maestra.
Maestra non solo di mestiere, un mestiere che amava e che le ha fatto lasciare un segno nella vita di tante bambine e bambini, molte ora diventate donne e uomini; un lavoro che l’ha vista fino all’ultimo impegnata per la sua scuola, i suoi alunni; Maestra soprattutto di vita, con la sua passione per l’arte, la cucina, l’ambiente, il suo impegno nel sociale, la sua disponibilità verso gli altri. Aveva un sorriso rassicurante, Antonella, e due occhi azzurro cielo che ti facevano sentire capito. Non stava mai ferma, con mille cose da fare, mille progetti da portare avanti, mille situazioni da risolvere, per se e per gli altri. Una donna, un’amica per tante e per tanti, una guida per molti.
Ora non c’è più. Portata via da un male che per troppi non esiste, che tanti vogliono ignorare o minimizzare.
Ed io voglio ricordarla, qui, non solo come amica, ma come simbolo di tante, e tanti, che danno la loro vita per gli altri, di tutte quelle donne e quegli uomini che, ogni giorno, continuano a fare il loro lavoro, negli ospedali, nelle scuole, negli uffici, nei negozi, sulle strade, con passione e generosità, rischiando anche di morire, per un virus. Voglio abbracciare, nel suo ricordo, tutti gli insegnanti – maestre, maestri, professoresse e professori – che quotidianamente di prendono cura delle nostre figlie e dei nostri figli, in prima linea, spesso denigrati e poco considerati. Voglio onorare, nel suo nome, tutte le donne che, ogni giorno, affrontano le difficoltà della vita, troppe volte acuite dalla discriminazione, dall’indifferenza, dalla violenza di chi vede nell’altra e nell’altro solo un oggetto da usare.
Antonella lascia un vuoto enorme, nel cuore del marito Riccardo, dei figli Damiano e Linda, della mamma Giovina, dei fratelli Lamberto e Danilo, delle tante amiche e amici, e delle sue alunne e alunni. Un vuoto che il tempo addolcirà ma non potrà mai colmare.
A chi ha sperato, pregato, implorato Dio affinché la lasciasse rimanere, ed ora si domanda “perché?”, lascio un pensiero di Sant’Agostino : “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolta, ma ti ringraziamo per il tempo che ce l’hai donata!”. Un tempo prezioso, di cui saremo sempre grati.
Ciao Antonella.
di Raffaele Di Marcello