Poche feste. Sparite le sagre anche quest’anno. Ma restano immancabili i piatti di ceci e castagne, rape e salcicce. Immancabile il vino nuovo. E’ famoso per questo San Martino ? Tra convegni di filosofia spiccia e incontri di bassa economia, tra grandi impalcature che offendono i terremotati e una Chiesa locale tutta carità “bla bla bla” , impegnata solo a specchiarsi e lucidare lustrini, a brindare con i cocainomani e passeggiare con i banditi, a Teramo anche quest’anno è sfuggito che Martino di Tours fu il primo tra i santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Testimone della fede e della carità. Il santo francese per eccellenza. Vescovo ed eremita mille anni prima di Celestino. Fondatore del monachesimo in Occidente. Fondatore a Ligugé della prima comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Modello per i cristiani che guardano al Vangelo come fonte di ispirazione. Ammettetelo, non lo sapevate !! Paradossi ! C’est la vie ! Lo ricordiamo per ceci e castagne. Sempre meglio dei pagani che non lo ricordano affatto. Certo, nelle feste dei Vescovi pagani di dubbia fama, non mancheranno il vinello fresco e le castagne calde , oltre alle ormai note degustazioni di caviale, con bollicine millesimate portate dal cocainomane. Che non possono mai mancare. In certi luoghi blasfemi, tra barbetta che gli sbuccia le castagne, e la comare che gli versa un bel bicchier di vino, ma anche tre, è sconveniente ricordare , perché parlare del Vangelo. Per gli amici di Becciu, Bagnasco e Bertone è più facile dimenticare. Il suo culto è esteso in tutta Europa, ben oltre gli attici blasfemi di 430 mq di un certo Bertone, anche lui amico di Becciù ( sotto processo come la sua amica Cecilia sia dalla procura di Roma che da promotori di giustizia vaticani di Giuseppe “doberman” Pignatone).
“L’ apostolo delle Gallie” è venerato dal popolo in tutto il mondo: in lui si associano la generosità del cavaliere, la rinunzia ascetica e l’attività missionaria. Giustamente quelli che celebrano le vecchie liturgie che puzzano di muffa e mafia non lo ricordano. Più di 800 città e piccoli paesi , 3000 associazioni caritatevoli, e quasi 6000 parrocchie portano il suo nome. Ma per colpa della Chiesa pagana che si perde dietro l’apparenza, e disconosce i valori cristiani, in Abruzzo San Martino è molto più famoso per il vino, castagne e salcicce, che per i miracoli . Ma è uno dei santi più venerati nel mondo. Di ispirazione francescana. Riservato, scelse la vita monastica, la povertà e l’umiltà. Patrono di Francia, patrono delle Guardie Svizzere, festeggiato in tutto il mondo per i suoi miracoli, protettore dei mendicanti . Venerato dalla Chiesa Cattolica (ma anche da quelle ortodossa e copta) nel mondo, ma non ovunque. Ovvio che per i Vescovi che lo festeggiano con salcicce e abbondante vino e regalie figlie del malaffare, con shottini di genziana – con il silenzio complice di molti pretacchiuli, senza palle e senza fede, che vivono da morti anche se respirano – è un tipo troppo scomodo da ricordare. San Martino era uno con le palle. Capace di dividere il suo umico mantello. Meglio far finta di non vedere per una Chiesa corrotta di pagani senza fede. Meglio dimenticare, e affidarsi alle parole invece che ai fatti per spicciare un pò di elemosina. Organizzatore straordinario dell’opposizione all’eresia sarebbe utile ancora oggi, anche qui in terra d’Abruzzo piagata dai falsi predicatori.
San Martino, eletto Vescovo, continua a vivere in un eremo solitario, a tre chilometri dalla città, in cui impone a se stesso e ai fratelli una regola di povertà, di mortificazione e di preghiera. Qui fiorisce la sua eccezionale vita spirituale, nell’umile capanna in mezzo al bosco, che funge da cella. Ha la dignità di un Vescovo ma rifiuta il lusso e l’apparato di un dignitario della Chiesa, respinge le visite di carattere mondano, i cercatani di posti, i contributi, le segretarie ben pagate, respinge le cene, le vecchie damigelle troie delle “sorelle selfie”, i ruffiani pseudo giornalai, i leccaculo per interesse, i segretari che fanno la morale al prossimo ma non hanno uno specchio in camera. E’ un Vescovo, è un testimone di Cristo e della croce, dunque protegge e da voce alle classi sociali più povere e derelitte, si occupa dei più fragili e degli ultimi. Difende i malati, che guarisce e resuscita. Al suo intervento anche i fenomeni naturali gli obbediscono. Per san Martino, amico dei poveri, la povertà è l’unica scelta possibile, una realtà da vivere nel soccorso e nel voto. Come Gesù Cristo. Entità completamente dimenticata in molte diocesi. Infatti è un santo non un poveretto triste, brutto, innamorato del suo ego, compiaciuto solo per interesse da chi è più brutto di lui. Di lui si preferisce ricordare la leggenda del mantello. Leggenda per leggenda, visto che i mantelli non si usano più, e per non scomodare Gesù, stasera mangiamoci due salcicce belle calde, una bella caraffa di vino novello, una bruschettina di vino nuovo. E sempre viva San Martino.